La Nuova Sardegna

Olbia

«Migranti, un dovere la buona accoglienza»

di Dario Budroni
«Migranti, un dovere la buona accoglienza»

Francesca Ena (Labint): vitto e alloggio non bastano, occorre costruire percorsi di inserimento

22 novembre 2016
3 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. Le bombe nei centri di accoglienza, i social che trasudano odio misto a bufale, le minacce rivolte a chi ha il compito di gestire l’emergenza. Gli sbarchi dei migranti generano anche nell’isola preoccupanti rigurgiti razzisti, spesso violenti. Per questo chi si è sempre occupato di integrazione e multiculturalismo adesso vuole prendere la parola. Gli obiettivi sono due: fornire corrette informazioni e illustrare buone pratiche di accoglienza. Per tutta la giornata di venerdì, nella sala conferenze del museo archeologico, si svolgerà un convegno dal titolo «Non solo pane». A organizzarlo sono tre associazioni da sempre dalla parte degli ultimi: Laboratorio interculturale, Libere energie e comunità cristiana “Per le strade del mondo”.

L’accoglienza. Anche la Sardegna è chiamata a fare la sua parte. E secondo le associazioni il fenomeno non deve essere subìto, ma gestito in armonia con la comunità. «Serve dare una informazione corretta sul complesso mondo della migrazione, coinvolgendo anche sindaci, comunità, associazioni e persone che si occupano di accoglienza» spiega Francesca Ena, del Labint. Durante il convegno si parlerà del modello Sprar, sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, costituito da una rete di enti locali. Un modello che intende superare la semplice distribuzione di vitto e alloggio per puntare alla costruzione di percorsi individuali e di inserimento. «Si tratta di una buona pratica di accoglienza che è importante mettere in atto, per questo invitiamo anche le istituzioni – continua Francesca Ena –. Le migrazioni non si possono impedire. Quindi siamo chiamati a fare accoglienza nel migliore dei modi».

Bufale e razzismo. Sui social è un continuo proliferare di bufale. Notizie false che non fanno altro che fomentare l’intolleranza e accendere la miccia del razzismo. «Spesso si parla dei famosi 35 euro al giorno che vanno ai migranti, senza sapere che al profugo vanno solo 2 euro e 50 centesimi» spiega Francesca Ena. È sul web che le persone danno il peggio di loro. Sono sempre più numerosi coloro che inneggiano ai forni crematori, ai lanciafiamme, alle cannonate. Qualche volta, invece, si è passati direttamente ai fatti, come confermano gli ultimi casi di cronaca. Per quanto riguarda Olbia, la città è sempre stata considerata patria dell’accoglienza. Ma guai abbassare mai la guardia.

In Gallura. Sono tre i centri di accoglienza in Gallura: Porto Pozzo, Aglientu e La Paduledda. Sono poche decine i migranti ospitati dalle strutture. «Nel tempo, dopo un primo impatto, si sono create delle prospettive. Ad Aglientu ci sono per esempio delle famiglie che hanno preso dei ragazzi in affidamento» spiega Francesca Ena. A Olbia nessun centro di accoglienza. Ci sono però circa dieci ragazzi che da qualche mese vivono negli angoli bui della città e che passano la notte all’aperto. Sono soprattutto somali e sono scappati dai vari centri di accoglienza. Il loro sogno è lasciare l’Italia.

In Primo Piano
Politica

Regione, la giunta Todde annulla la delibera per la costruzione di quattro nuovi ospedali

Le nostre iniziative