Il Comitato: basta con reti e cancelli, la spiaggia è di tutti
OLBIA. Capo Ceraso vive una nuova stagione di notorietà dopo il progetto presentato dall’Edilizia Alta Italia della famiglia Berlusconi per nuove recinzioni. Ma le vecchie attirano ancora le proteste...
OLBIA. Capo Ceraso vive una nuova stagione di notorietà dopo il progetto presentato dall’Edilizia Alta Italia della famiglia Berlusconi per nuove recinzioni. Ma le vecchie attirano ancora le proteste e rivendicazioni di chi vuole poter usufruire di questo patrimonio incontaminato. Una convivenza forzata tra cancelli e bagnanti, con gli accessi al mare che sono comunque garantiti. Gli accessi al mare spesso non hanno un cancello: quello che ne resta è un pezzo di rete tenuto unito ai cardini da fil di ferro, anche se il passaggio dei mezzi spesso è impedito dalla presenza di massi e da alcuni fossi che rendono impraticabile il passaggio alle auto, al limite a qualche fuoristrada ben gommato. A difendere questo pezzo di natura ancora vergine, ci sono gli ultimi barricaderi del comitato “Liberiamo Capo Ceraso”. La nuova generazione di chi lotta da almeno un decennio per preservare questo tratto di costa è rappresentata dal presidente Salvatore Pedde. «Chiediamo da anni che queste chiusure vengano tolte, la spiaggia è di tutti anche se la proprietà dei terreni è privata - spiegava Pedde -. Consideriamo questa recinzione non a norma, i paletti dovrebbero essere anticorrosione, le maglie della rete più larghe e dovrebbero esserci sempre gli accessi per gli animali selvatici».