La Nuova Sardegna

Olbia

L’ARRIVO DEI NUOVI INVESTITORI OPPORTUNITÀ DA NON SPRECARE

di ENRICO GAVIANO

di ENRICO GAVIANO Un signore arrivato da oltre 8000 chilometri di distanza ha raccontato a una platea qualificata che la Sardegna è un posto meraviglioso, ricco di posti molto belli, e in cui si può...

26 febbraio 2017
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di ENRICO GAVIANO

Un signore arrivato da oltre 8000 chilometri di distanza ha raccontato a una platea qualificata che la Sardegna è un posto meraviglioso, ricco di posti molto belli, e in cui si può trascorrere una vacanza speciale. Pan Yining, presidente della società cinese che sta organizzando per la fine di maggio la fiera del Made in Italy a Nanchino, si è espresso così all'aeroporto di Olbia, durante la presentazione delle iniziative che serviranno ad instaurare rapporti commerciali e attrarre turisti dalla Cina, un mercato enorme ancora tutto da scoprire. Nel frattempo il Qatar continua ad andare avanti con i suoi progetti in Gallura: prima ha comprato la Costa Smeralda, poi ha avviato i progetti che porteranno all'apertura del Mater Olbia e all'acquisizione di Meridiana.

Tutto questo per sottolineare come, nell'era della globalizzazione, più che avere paura degli stranieri, e dire che gli arabi e i cinesi si stanno comprando tutto, occorrerebbe riflettere meglio sulle opportunità date dai nuovi investitori che arrivano nell'isola. Non va dimenticato che nell'era dell'industrializzazione della Sardegna, negli anni sessanta, gli investitori italiani arrivarono in Sardegna e crearono autentici mostri. Nel nome del posto in fabbrica, si svuotarono le campagne, togliendo forza lavoro agli allevamenti e alle produzioni agricole. Quel progetto è fallito miseramente lasciando ingenti macerie e inquinando grosse porzioni di territorio, in maniera quasi irreparabile.

Stavolta invece chi arriva lo fa perché è attratto dal patrimonio inestimabile della natura e dall'alto livello qualitativo delle produzioni agroalimentari. Come dimenticare che Olbia e il suo territorio si trovano in questa situazione grazie al sindaco Saverio De Michele che, a inizio anni 60, rifiutò il petrolchimico? E come non pensare che ora più che mai un ulteriore rilancio di allevamenti e produzioni agricole potrebbe essere un valore aggiunto per il territorio? La Gallura e i suoi amministratori devono sfruttare al massimo queste opportunità. Ben vengano i cinesi e gli arabi che qui apprezzano un bene che, se valorizzato, non si deteriorerà mai: l'ambiente.

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