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Olbia, ritorna in libertà dopo 4 mesi il giudice accusato di corruzione

Vincenzo Cristiano
Vincenzo Cristiano

Il tribunale di Roma ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari per Vincenzo Cristiano. A maggio il processo con giudizio immediato per il magistrato e i due imprenditori Spano e Galizia

01 aprile 2017
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OLBIA. Il tribunale di Roma ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari applicata al magistrato Vincenzo Cristiano, accusato di corruzione in atti giudiziari insieme a due imprenditori. Dopo quasi quattro mesi di custodia cautelare, l’ex gip del tribunale di Tempio, assistito dagli avvocati difensori Gerolamo Orecchioni e Giovanni Azzena, è di nuovo in libertà a Olbia dove attenderà il processo con giudizio immediato che sarà celebrato il prossimo 4 maggio. Nei giorni scorsi erano stati revocati gli arresti domiciliari anche per i due imprenditori sotto accusa insieme al giudice Cristiano, l’olbiese Manuel Spano e Umberto Galizia di Pozzuoli. Anche per loro processo con giudizio immediato il 4 maggio.

Cristiano, Spano e Galizia erano stati arrestati lo scorso 1 dicembre. Secondo le accuse mosse dalla Procura di Roma (i pm titolari dell’inchiesta sono Paolo Ielo e Stefano Rocco Fava) e documentate nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giulia Proto, i tre sarebbe responsabili di corruzione in atti giudiziari. In pratica, il giudice Cristiano «avrebbe percepito indebite utilità sia da Umberto Galizia che da Manuel Spano allo scopo di favorirli in vicende processuali». Le “utilità” sarebbero alcuni regali fatti al giudice. In particolare , Umberto Galizia avrebbe donato stoviglie per una pizzeria di cui Vincenzo Cristiano era socio, una automobile Smart e l'uso di un appartamento a Olbia. Sempre secondo l’accusa, Manuel Spano, invece, dopo essere stato assolto dal giudice Cristiano dall'accusa di stalking mossagli da una donna, avrebbe donato un pc al magistrato.

Secondo quanto risulta dall’ordinanza del gip di Roma, le indagini erano scattate nel maggio del 2015, quando i carabinieri di San Teodoro stavano facendo dei controlli su una società, di cui era socio lo stesso giudice Cristiano, titolare della pizzeria Story, in via San Francesco, a San Teodoro. In quell’occasione, proprio Vincenzo Cristiano si sarebbe presentato dai carabinieri fornendo il suo numero di cellulare e chiedendo di essere informato in caso di successivi controlli. Un'anomalia che mise in allarme la Procura di Tempio. Dalla visura catastale, si scoprì che un socio del giudice nella titolarità della pizzeria di San Teodoro era il suo amico Cristian Ambrosio, che in quel momento era intercettato e pedinato dalla polizia per traffico di droga e che successivamente era stato arrestato. Proprio quell'indagine sul traffico di droga e lo spericolato intreccio societario nella pizzeria, ha portato la polizia a indagare sui legami del giudice Cristiano con gli imprenditori Galizia e Spano. (m.b.)

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