La Nuova Sardegna

Olbia

la battaglia di Murta maria e porto san paolo

Prosegue la rivolta dei cittadini: raccolta di firme in Procura

Prosegue la rivolta dei cittadini: raccolta di firme in Procura

OLBIA. «Noi non ci fermiamo». Il Comitato di Murta Maria e gli abitanti di Porto San Paolo, insieme agli imprenditori turistici delle due località balneari capeggiati da Corrado Varrucciu e dal...

26 aprile 2017
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OLBIA. «Noi non ci fermiamo». Il Comitato di Murta Maria e gli abitanti di Porto San Paolo, insieme agli imprenditori turistici delle due località balneari capeggiati da Corrado Varrucciu e dal medico di base Luigi Muroni proseguono la battaglia contro la discarica. «Abbiamo saputo per caso qualche settimana fa dell’ampliamento della discarica e solo due giorni fa, della realizzazione del biodigestore anaerobico – attaccano i due – La nostra protesta va avanti, e anche con maggiore disappunto visto che quando siamo andati in Regione a parlare con l’assessore all’Ambiente Donatella Spano, nessuno ci ha informato di quanto stava accadendo».

In questi giorni, concluderanno la raccolta di firme avviata all’indomani dell’ennesima conferenza stampa di protesta. Firme e documento con la cronistoria della lotta e le ragioni del dissenso, saranno inviate al Prefetto, al presidente della giunta regionale Pigliaru, al ministero dell’ambiente e alla Procura di Tempio. «La discarica è satura già dal 2006 e continua ad andare avanti a forza di deroghe – aggiungono Varricciu e Muroni –. Qui, la gente non ne può più. È costretta ogni giorno a subire i miasmi, è un disagio per tutti e un grave danno per l’economia in un territorio turistico. La gente cerca il comitato perché vuole firmare per contestare l’ampliamento della discarica, stanno firmando anche turisti. C’è il problema degli odori ma anche dell’impatto ambientale: c’è un mostro sulla collina che continua a mangiare territorio. Questo progetto, calato sulle nostre spalle, sottintende un ulteriore inaccettabile consumo del nostro territorio, già abusato e danneggiato nell’ambiente e nelle sue risorse: indignati, lo respingiamo e contrastiamo con cosciente e ferma decisione».

Nel documento si richiama alla responsabilità politica «incurante delle proteste dei cittadini». E si contrasta il risultato dell’unica sostanza chimica, l’idrogeno solforato, rilevata dall’Arpas che negava la sua tossicità. «Studi scientifici eseguiti in particolare negli Usa – si legge – attestano che anche un contatto quotidiano con basse dosi della sostanza possa essere di alta tossicità cronica sia per la salute umana, che per quella animale e vegetale». (t.s.)

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