La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, il Comune “sfratta” l’edicola storica

Tiziana Simula
Olbia, il Comune “sfratta” l’edicola storica

Il chiosco di viale Principe Umberto che vende giornali da 36 anni dovrà smantellare. Il ricordo di Margherita Spano

29 aprile 2017
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OLBIA. Sfrattata nel nome del decoro. Perché quell’edicola davanti a un palazzo storico, stona. E non ci può più stare. Così ha deciso il sindaco Settimo Nizzi, colui che quindici anni fa, quando cominciarono i lavori per il tunnel, consentì a Gino Ambrosino, “Ginetto” per tutti, e a sua moglie Margherita Spano, di traslocare dall’ingresso del “porto vecchio”, nel piazzale del Comune. Per suo volere era stato concesso quello spazio e ora, sempre per suo volere, da lì l’edicola dovrà sloggiare. E anche in fretta. Perché il termine del provvedimento firmato dal dirigente comunale è già scaduto l’8 aprile, dopo una prima lettera di sfratto ricevuta a gennaio da Paola Ambrosino, figlia di Ginetto, morto sei mesi fa, attuale titolare della storica edicola di viale Principe Umberto. Se non la smantelleranno Paola e la mamma Margherita al più presto, provvederà il Comune a farlo.

Una doccia fredda per le due donne, benché non inattesa. «Sapevamo che questa era una soluzione provvisoria: Nizzi aveva dato la possibilità a me e a Ginetto di spostarci per poter continuare a lavorare perché avevamo due figli da crescere. Ma sbaraccare e investire in una nuova edicola in due mesi, non è per nulla facile di questi tempi», racconta signora Margherita, mentre dalla finestrella dell’edicola continua a porgere giornali e sorrisi ai suoi clienti come fa da 36anni, senza abbattersi mai, nonostante il lutto arrivato dopo 43 anni di vita vissuta in simbiosi col suo Gino, nonostante la crisi che ha travolto giornali, vendite e guadagni. Nonostante lo sfratto che ora pende come una spada di Damocle sul futuro dell’attività.

Dall’edicola di viale Principe Umberto, Margherita e Ginetto , “il signore col sigaro”, hanno visto cambiare il volto della città e hanno toccato con mano le conseguenze dell’avvento di internet e della liberalizzazione. Era il 12 aprile 1981 quando sollevarono per la prima volta la serranda dell’edicola. Allora era sul lato opposto di dov’è adesso, vicino c’era la dogana. Ogni mattina, intorno alle 4.30 quando la città ancora dormiva, loro erano lì, pronti a servire i clienti. «Allora i giornali li vendevamo a pacchi, mica come oggi che li leggono nei bar – racconta Margherita – Si lavorava bene. Internet ha cambiato tutto. C’era lo sbarco delle navi e chi andava a lavorare nelle fabbriche in zona industriale, si fermava prima da noi a comprare il giornale. In un giorno vendevamo anche 400 quotidiani, oggi quando arriviamo a 80, 100 è tanto». In decenni di lavoro, Ginetto e la moglie hanno visto crescere intere generazioni di olbiesi. Da dietro la finestrella circondata di quotidiani e riviste hanno stretto un bellissimo legame con la città. «L’edicola ci ha dato tanto – dice con emozione Margherita – Ci sono clienti che abitano in periferia e che vengono tutti i giorni da noi per comprare il giornale. Vengono tante belle persone. Noi, abbiamo sempre cercato di fare bene il nostro lavoro. Un lavoro umile ma fatto con amore. E ci auguriamo di continuare a farlo ancora, perché abbiano dei clienti affezionati per i quale vale la pena continuare».

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