La Nuova Sardegna

Olbia

San Pantaleo, il mercatino cambia pelle gli artisti non ci sono più

di Serena Lullia
San Pantaleo, il mercatino cambia pelle gli artisti non ci sono più

Addio alle bancarelle che per decenni hanno ammaliato il jet set di Porto Cervo L’antiquaria Cesarina Del Bucchia in piazza Tola: «Ormai ha perso la sua anima»

11 agosto 2017
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OLBIA. Colorato e affollatissimo, ma senz’anima. Il mercatino di San Pantaleo quest’estate ha un aspetto un po’ più ordinario, simile a tante altre vetrine itineranti. L’impronta artigianale e artistica che dagli anni Novanta caratterizza l’appuntamento del giovedì tra i graniti del borgo sembra un po’ sbiadita. È vero che ci sono più vetrine di buoni prodotti locali, miele, formaggi, salumi. Ma sono spariti quasi del tutto i creatori di opere dell’ingegno, lo scultore del legno, il ceramista, il creatore di gioielli.

I pochi espositori artigianali rimasti sono stati relegati in piazza Tola, un piccolo slargo alla fine di via Torres. Per raggiungerlo serve una bussola e le ali. Qui si fanno compagnia la frutta e verdura di un coltivatore diretto, le antichità sarde di Cesarina Del Bucchia, la bancarella del lino e quella dei tappeti sardi con laboratorio ad Assemini. La signora Cesarina ha 80 anni ed è toscana di Olbia. La guerriera con i capelli d’argento porta avanti la sua battaglia per difendere l’identità del mercatino. Fu lei, insieme a una amica inglese, a inventare il mercatino artigianale e artistico di San Pantaleo negli anni Novanta.

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Piazza Tola, questa sconosciuta. Per trovare piazza Tola si deve fare lo slalom tra i tavolini di un bar. Se quello spazio di strada è l’unica via di accesso per ambulanze e mezzi di soccorso urge rivedere la viabilità. Nessun mezzo potrebbe passare tra sedie, tavoli e camerieri. La signora Cesarina vende antichità. I cestini sardi del 1800, oggetti del passato come ferri da stiro a carbone, lampade da miniera. Lenzuola di lino ricamate a mano, filati leggeri come nuvole. Pezzi veri, non falsi storici. «Molti clienti nemmeno mi trovano – spiega la commerciante –. Serve l’elicottero per arrivare qui. Basterebbe liberare un pochino di più la strada per consentire anche a noi di lavorare». Ma ciò che più di tutto rattrista l’energica commerciante è veder sbiadire l’identità artistica del mercatino.

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Le origini. Nel 1995 Cesarina e una ragazza inglese espongono per la prima volta nella piazzetta all’ombra della chiesa. Lei alcuni cesti sardi, l’amica ceramiche british. «Allora c’era il classico mercatino, piccolino, la verduraia, il banco dei formaggi – racconta –. La mia amica mi propose di fare dei banchetti con i nostri prodotti. Accettai, esponevamo il martedì. Poi piano piano si sono avvicinati scultori, quelli che lavoravano il legno, che facevano le collane. Una impronta artistica e artigiana che lo ha reso speciale e unico e che ha sempre richiamato turisti da Porto Rotondo e Porto Cervo».

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Presenze in calo. «Quest’anno con il nuovo bando sono state fatte scelte diverse – conclude Cesarina –. Sono spariti gli operatori dell’ingegno e molti espositori che vengono qui girano tutte le altre piazze della Gallura. Abbiamo perso la nostra unicità. Sarà per quello che a giugno e luglio c’è stato un calo di presenze del 30-40%».
 

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