La Nuova Sardegna

Olbia

Cade da un ponteggio, operaio gravissimo

di Stefania Puorro

L’incidente sul lavoro è avvenuto in un hangar dell’aeroporto Costa Smeralda, indagini in corso 

07 settembre 2017
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OLBIA. E’ volato giù da un ponteggio, in un hangar dell’aeroporto Costa Smeralda, e ora si trova ricoverato in rianimazione, con prognosi riservata. Agostino Pinna, 57 anni, originario di Ozieri ma residente a Olbia ha sbattuto la testa per terra, cadendo da un’altezza di due metri. Non si conosce, per il momento, il perché. A scoprirlo dovranno essere gli uomini della Polaria e i carabinieri, coordinati dalla procura di Tempio. Per verificare che le norme di sicurezza siano state rispettate, sono invece intervenuti gli ispettori dello Spresal.

Agostino Pinna è dipendente di una ditta esterna che, per conto di Meridiana Maintenance, sta eseguendo un’opera di ristrutturazione nell’area dei magazzini. Ieri mattina l’operaio è andato al lavoro come sempre ma, attorno alle 8, mentre stava tinteggiando, è improvvisamente precipitato sul pavimento sbattendo con violenza la testa. Immediato l’allarme e altrettanto tempestivo l’arrivo di un’ambulanza del 118. Poi la corsa verso il Giovanni Paolo II. Dal pronto soccorso, conclusi i primi accertamenti, è stato portato in Radiologia: qui, l’operaio è stato sottoposto a una tac ed stato diagnosticato un gravissimo trauma cranico. A quel punto, sotto il continuo controllo degli specialisti, è stato trasferito nel reparto di rianimazione. Sino alla tarda serata di ieri, i medici dell’ospedale olbiese sono rimasti in contatto con la Neurochirurgia di Sassari per valutare anche la possibilità di sottoporre l’uomo a un intervento chirurgico.

Sulle indagini, c’è il riserbo assoluto. E per sapere quale possa essere stata la causa dell’incidente, si dovrà aspettare. Potrebbe essere stata una distrazione, ma non si può escludere nemmeno che si sia trattato di un malore. Agostino Pinna è caduto da un piccolo ponteggio, ma l’impatto con il pavimento è stato tremendo.

Scioccati i colleghi che lavoravano a pochi passi ma che, forse, non hanno nemmeno avuto il tempo di capire cosa sia successo esattamente. Si sono mobilitati per chiedere aiuto e poi, dopo l’arrivo dell’ambulanza e il trasporto all’ospedale, hanno cominciato a rispondere alle domande degli investigatori.

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