La Nuova Sardegna

Olbia

Droga, il Riesame dice no ai nuovi arresti

Droga, il Riesame dice no ai nuovi arresti

Nessuna misura cautelare per i proprietari del terreno della maxi piantagione a Berchiddeddu

23 settembre 2017
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OLBIA. Il Tribunale del riesame ha detto definitivamente no alla richiesta di due nuovi arresti nell’inchiesta legata alla maxi piantagione di droga scoperta dai carabinieri a Contra Jobadas, nelle campagne tra Berchiddeddu e Loiri. Inchiesta che lo scorso agosto aveva già portato in carcere (dove sono ancora detenuti) Giovanni Canale (39 anni di Onanì) e Giovanni Zarra (38 anni di Berchiddeddu), sorpresi dai Cacciatori di Sardegna a innaffiare le piante rigogliose di canapa indiana in una superfice di cinquemila metri quadrati.

Oltre i due “coltivatori diretti” la Procura di Tempio, titolare dell’indagine, aveva chiesto già un mese fa l’arresto di altre due persone, esattamente i proprietari del terreno, familiari di Zarra, ma il gip del tribunale aveva rigettato la richiesta. A quel punto il sostituto procuratore Cristina Carunchio aveva impugnato il diniego e l’altro ieri è arrivata la decisione del Tribunale del riesame di Sassari che ha accolto le argomentazioni del difensore della famiglia Zarra, l’avvocato Giampaolo Murrighile. «In buona sostanza – ha spiegato il difensore – la Procura sosteneva che i proprietari del terreno non potevano non essere a conoscenza dell’esistenza di una piantagione di droga di tali proporzioni. Una supposizione che però il tribunale ha ritenuto infondata in quanto non è per nulla vero che in una proprietà vasta migliaia di metri quadrati i proprietari devono essere necessariamente al corrente di qualunque cosa succeda. I proprietari pensavano alla cura del bestiame e non a vigilare su ogni angolo del terreno. Per questo la richiesta di aqpplicazione della misura cautelare in carcere è stata respinta una definitivamente restituendo serenità a una famiglia che di sicuro non è interamente coinvolta nell’inchiesta».

Restano intanto in carcere Giovanni Canali e Giovanni Zarra, sorpresi il 21 agosto scorso a innaffiare le piante di droga. ll blitz organizzato dai carabinieri era scattato dopo una settimana di monitoraggio della zona sospetta. Le piante di marijuana, oltre cinquemila, avevano già raggiunto la piena maturazione e stavano per essere estirpate e trasferite in un vicino casolare disabitato, di cui aveva la disponibilità Giovanni Canale, per essere essicate e immesse nel mercato costiero. Un business da tre milioni di euro contro i cinquantamila euro investiti dai due arrestati per comprare le sementi e realizzare, utilizzando l’acqua di due pozzi, una rete di tubi e raccordi lunga otto chilometri per irrigare l’intera piantagione. Un progetto industriale, con tanto di gruppi elettrogeni, ben quattro, per alimentare un sofisticato impianto di irrigazione. (m.b.)

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