La Nuova Sardegna

Olbia

La crisi dell’autotrasporto: chiuse oltre 700 aziende

di Tiziana Simula
La crisi dell’autotrasporto: chiuse oltre 700 aziende

La Cna e la Confartigianato analizzano la contrazione impietosa del settore Blocco dell’edilizia, concorrenza sleale e insularità pesano sul comparto

16 ottobre 2017
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OLBIA. Scomparse, schiacciate sotto il peso di un mercato in sofferenza che rende difficile la sopravvivenza delle aziende artigiane. Le imprese del trasporto merci della Sardegna hanno subìto una contrazione impietosa negli ultimi sette anni: in 744 hanno spento i motori, mandando a casa qualcosa come 2070 addetti. Dal 2009 al 2016 si è passati da 3.073 a 2.329 imprese attive e da 8570 a 6500 addetti: una diminuzione del 24,2% che piazza l’isola al 5°posto in graduatoria, tra 20 regioni, per riduzione percentuale del numero di operatori su strada.

Autotrasporto in declino. È quanto emerge dall’analisi della Cna Fita Sardegna che evidenzia piccoli segnali positivi solo dai volumi merci trasportati, che nel 2016 segnano una ripresa di poco più del 7 %, equivalente a oltre 18 milioni di tonnellate veicolate. Ma che colmano solo in minima parte il vertiginoso crollo di oltre il 30% registrato tra il 2010 e il 2014, indotto dalla contrazione della domanda aggregata e quindi della produzione industriale.

I contraccolpi della crisi. «L’autotrasporto, insieme alle costruzioni, è il settore che ha subìto il contraccolpo più grave della crisi – spiega Valentina Codonesu, responsabile regionale Cna Fita – Un crollo della domanda che si è abbattuto dal 2009 su un mercato già provato da varie criticità: i costi di esercizio più alti d’Europa, la concorrenza sleale, la storica debolezza dei vettori nell’intera filiera della logistica, con tempi di pagamento insostenibili, in media a 90-120 giorni. È naturale che in un quadro tanto drammatico siano state le piccole imprese a chiudere i battenti, e che il modello artigiano abbia difficoltà a reggere il confronto con chi attua pratiche di concorrenza sleale interna e vero e proprio dumping sociale estero, sui quali servono regole e verifiche più puntuali e severe».

Infrastrutture. Una sofferenza amplificata dall’insularità e dalla carenza di infrastrutture. «La continuità territoriale delle merci da e per la Sardegna resta una priorità per l’autotrasporto isolano, che subisce i sovvracosti del trasporto marittimo – aggiunge Francesco Pinna, presidente regionale Cna Fita. – Apprezziamo la battaglia intrapresa dalla Regione insieme ad altri territori che subiscono le “ordinarie” disposizioni comunitarie, pur vivendo condizioni di straordinarietà come le Baleari e la Corsica, perché siamo convinti che il superamento della condizione di svantaggio possa avvenire solo con un riconoscimento formale di questa condizione da parte dell’Ue. Serve inoltre che il governo regionale acceleri la spesa pubblica e si stringano i tempi di realizzazione di quanto previsto negli Accordi di programma relativi a Ferrovie, Anas e Patto per la Sardegna in merito alle infrastrutture.

Economia al palo. «L’economia in Sardegna al di là del turismo non si è mossa – ribadisce Giovanni Antonio Mellino, presidente Confartigianato trasporti Sardegna e vice presidente nazionale – L’edilizia è ferma, non si progettano nuove infrastrutture e opere pubbliche, e questo si ripercuote sulle imprese di autotrasporto. Da anni, soprattutto nell’isola, il settore non riesce a ripartire e il segno positivo registrato nella quantità veicolata – il trasporto merci da e per la Sardegna registra un 7- 8 % – purtroppo, non rappresenta ancora la svolta necessaria per una concreta ripresa. È necessario ricordarsi sempre – rimarca ancora Mellino – che sul comparto si scaricano tutti i problemi delle imprese sarde, e se la manifattura, o l’edilizia, non ripartono i mezzi rimangono fermi. Come sta succedendo negli ultimi anni». Aggiunge: «Tutto ciò si riverbera in modo principale su occupazione e crescita dei territori. L’autotrasporto è un settore molto fragile, le cui sorti sono legate al calo delle commesse, tra l’altro non adeguatamente pagate dai committenti, e alla concorrenza sleale delle aziende straniere».

La Motorizzazione. C’è, poi, il freno delle Motorizzazioni dovuto alla carenza di personale. «La situazione è ancora critica – rilancia Mellino – Bisogna aspettare mesi per immatricolare i mezzi. Già c’è poco lavoro, ci si mette pure la burocrazia».

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