La Nuova Sardegna

Olbia

L'associazione italiana ginecologi boccia il punto nascita alla Maddalena

La protesta delle mamme alla Maddalena
La protesta delle mamme alla Maddalena

Comunicato degli operatori sanitari: "Assurdo concedere una deroga per un numero di parti così ridotto"

10 novembre 2017
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LA MADDALENA. Operatori sanitari contro l'apertura del punto nascita dell'ospedale «Paolo Merlo» a La Maddalena. «È impensabile che si arrivi ad una richiesta di deroga per un punto nascita con un volume così ridotto di parti», scrive la presidente di Aogoi (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani), Elsa Viora, in una lettera indirizzata al governatore Francesco Pigliaru e agli assessori, al presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau e ai componenti dell'Assemblea sarda.

«La stessa ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato nella vostra regione che sotto i cento parti non va nemmeno presentata la domanda», spiega la presidente. Non solo. «Essendosi già verificati in passato casi di 'near miss' con donne praticamente morte per insufficiente trattamento e salvate solo da tardivi trasferimenti e trattamenti a Olbia (peraltro a voi noti), potete immaginare - scrive Viora - in quale sconforto ha gettato gli operatori sanitari questo passaggio politico».

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Il passaggio in questione è l'emendamento approvato il 19 ottobre scorso dal Consiglio regionale, in occasione del varo della riforma della rete ospedaliera. Il provvedimento in pratica salva il punto nascita dalla chiusura prevista invece dal dm 70 sugli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera.

La presidente di Aogoi ripercorre la storia del punto nascita: «Aperto nel 1970, è sempre stato gestito da 2/3 ginecologi che assistevano anche parte delle gravide americane che risiedevano nella base. Esisteva tuttavia l'anestesista e la chirurgia era sempre presente. Nel 2007, con la dismissione della base americana i numeri sono diventati sempre più esigui e la chirurgia è stata chiusa, anche se il punto nascita è rimasto aperto. Nel 2016, dopo la visita degli ispettori ministeriali e per improvvisa malattia di 5 ostetriche su 6 il punto nascita è stato chiuso, temporaneamente, per motivi di sicurezza. Successivamente, a causa della non rispondenza al decreto ministeriale 70, la direzione, sentiti gli operatori sanitari, ha deciso di non riaprirlo».

Adesso, conclude Viora, «quando l'operazione sicurezza sembrava essere giunta in porto, ecco che il Consiglio regionale sardo approva un emendamento che lascia persino lo spiraglio per il parto anche in caso di gravidanze a basso rischio»

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