La Nuova Sardegna

Olbia

È innocente: chiesto maxi risarcimento

di Tiziana Simula
È innocente: chiesto maxi risarcimento

Un 68enne arrestato con l’accusa di abusi sessuali sulla figlia ha presentato ricorso per un indennizzo da 500mila euro

23 novembre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. Ha affrontato il carcere portando sulle spalle il peggior marchio di infamia per un padre: quella di aver abusato ripetutamente della figlia di sei anni. 74 giorni in cella a gridare la sua innocenza. Perché lui, la sua bambina non l’aveva mai toccata. Ed è stata proprio lei, alla fine, con le sue dichiarazioni, a scagionarlo.

Il tribunale di Tempio il 15 marzo scorso lo ha assolto dall’accusa “perché il fatto non sussiste”. Mario (nome di fantasia) 68enne di Olbia non è un pedofilo. Non ha mai abusato di sua figlia. Ma la sua vita ora è a pezzi, macchiata da una delle accuse più orrende che un uomo e un padre innocente possa subire.

Assistito dal suo avvocato Abele Cherchi, l’uomo ha presentato in questi giorni ricorso alla Corte d’Appello di Cagliari, sezione staccata di Sassari, chiedendo un maxi indennizzo per ingiusta detenzione: 516mila euro, il massimo previsto. Un risarcimento «per tutti i danni patiti dall’uomo in conseguenza della custodia cautelare ingiustamente sofferta e per tutte quelle gravi conseguenze personali, familiari e di salute scaturite dall’ingiusta privazione della libertà», si legge nel ricorso.

Al dolore per un’accusa falsa si è aggiunta quella di non poter vedere la figlia: da quasi quattro anni, dal giorno in cui era finito in cella nel dicembre 2013 a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Tempio, Mario, nonostante la sentenza di assoluzione, non ha ancora potuto riabbracciare sua figlia, né la bambina ha avuto più notizie del padre. Contestualmente alla richiesta di indennizzo è stata presentata anche istanza al Tribunale per i minori di Sassari da parte dell’avvocato Cristina Cherchi per evitare che la bambina venga adottata e possa essere così riaffidata a suo padre. L’udienza è prevista a giorni.

Mario era finito in cella con l’accusa di aver commesso ripetuti abusi sessuali nei confronti di sua figlia che all’epoca dei fatti aveva 6 anni. A denunciarlo ai carabinieri era stata la moglie.

Nel ricorso presentato alla Corte d’Appello di Sassari, si ripercorrono le tappe della vicenda giudiziaria. Rimarcando come l’uomo fin da subito avesse gridato la propria innocenza, riferendo che sua moglie, già in passato, lo aveva denunciato per maltrattamenti, accusa da cui era stato assolto. E chiedendo che sua figlia fosse immediatamente sentita dal giudice. Cosa che avvenne il 5 marzo 2014. In sede di incidente probatorio, la bambina negò di essere stata toccata dal padre nelle parti intime. Dichiarazioni determinanti per la sua scarcerazione. Il giorno dopo, il gip firmò l’ordinanza che rimetteva in libertà Mario. Il 15 marzo 2017 il tribunale lo ha riconosciuto innocente (il processo si è svolto con rito abbreviato), assolvendolo da ogni accusa “perché il fatto non sussiste”. Ma quei 74 giorni in carcere da innocente hanno minato pesantemente la sua persona, screditato la sua immagine e dignità, aggravato le sue già precarie condizioni di salute (è affetto da diverse patologie). La speranza adesso è che possa ritornare presto a riabbracciare sua figlia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative