OLBIA. La persona più buona della città è una gentile signora che non si aspettava tanto clamore. Lo ammette lei stessa con gli occhi lucidi e una voce che fatica a venir fuori dal profondo del cuore. «No, non pensavo di meritare tutta questa attenzione. Ma vi ringrazio» dice in una sala del municipio, mentre qualcuno le porge una targa dove è stato inciso il suo nome.
Salvatorica Pidinchedda Ricciu, 73 anni, per numerose generazioni di olbiesi è un po’ come una seconda mamma. E da qualche tempo è diventata una seconda mamma anche per decine di bambini abituati a vivere dentro catapecchie fatte di fango e legno marcio. È in Uganda, nel villaggio di Kibiri, che Salvatorica Pidinchedda, maestra, contribuisce a gestire un asilo e una scuola elementare. Lo ha fatto per coronare un sogno che condivideva insieme alla figlia Deborah, pure lei maestra, scomparsa nel 2007 a 34 anni a neanche 24 ore dal parto.
Per la sua attività di volontaria, in uno dei paesi più poveri del pianeta, a Salvatorica Pidinchedda è stato consegnato il «Premio Bontà Antonio Degortes». Il cuore in Africa. La scomparsa della figlia Deborah è stata una tragedia. Ma Salvatorica Pidinchedda, insieme alla famiglia, ha trovato il modo per mantenere vivo il ricordo della figlia. «Il suo desiderio era aiutare l’Africa, soprattutto tramite l’insegnamento, perché era una maestra proprio come me – racconta Salvatorica Pidinchedda –. E così, dopo la sua scomparsa, abbiamo pensato di coronare questo suo grande desiderio». È quindi la maestra olbiese ha fondato l’associazione «Deborah Ricciu», che si è poi fusa con un’altra associazione: «Espandere orizzonti». Con l’aiuto di amici, parenti, volontari e anche di tante persone sconosciute, nel villaggio di Kibiri è stata innanzitutto ricostruita la scuola, che era più che altro un ammasso di canne e lamiere. Poi è stato realizzato un pozzo, che fornisce l’acqua a tutto il villaggio.
L’insegnamento. La scuola, che porta il nome di Deborah Ricciu, adesso ha una direttrice, quattro insegnanti, un guardiano e un economo. Dalla mattina alla sera la struttura accoglie 20 bambini delle elementari e altrettanti della materna. Bimbi quasi tutti orfani. «Laggiù la situazione è drammatica – spiega Salvatorica Pidinchedda –. Ma i bimbi sono comunque sempre felici e sorridenti. E questa è una cosa che ti colpisce molto. Diamo il massimo per cercare di seguire i bambini in tutto e per tutto. Assicuriamo anche dei pasti. Ci piange il cuore, però, quando pensiamo che fuori ci sono migliaia e migliaia di persone che hanno bisogno di aiuto quanto loro».
Una grande rete. Il progetto dell’associazione «Deborah Ricciu – Espandere orizzonti» è sostenuto da tanti benefattori. «C’è una bella rete di donatori, a Olbia, in Sardegna, in Italia e anche all’estero. Ci aiutano addirittura dalla Germania – continua la donna più buona della città –. Tanta gente che nemmeno conosciamo. A me piace pensare che sia lei, Deborah, a guidarci da lassù. Ora il nostro sogno è costruire una scuola professionale, perché quei bambini un giorno dovranno imparare un mestiere». Sono diversi gli olbiesi che hanno passato del tempo in Uganda come volontari, nella scuola Deborah Ricciu. Come l’ex calciatore dell’Olbia Andrea Castricato, che ha insegnato ai bambini a giocare a calcio e a scoprire i valori dello sport.