La Nuova Sardegna

Olbia

Niente ressa per i saldi il centro storico è deserto

di Stefania Puorro
Niente ressa per i saldi il centro storico è deserto

Ma i negozianti sperano nella svolta: «Rilancio possibile, si creino le condizioni Arredi, spazi verdi e servizi, bisogna riportare la gente nel cuore della città»

11 gennaio 2018
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OLBIA. I battiti del cuore della città sono lenti. E’ un centro spento, triste, dove non c’è più la vita sociale di un tempo. Ma i commercianti hanno tanta voglia di cambiamento. «Bisogna portare di nuovo qui le persone, gli acquisti saranno il passo successivo».

In questi giorni i negozi sono vuoti, nonostante i saldi. La corsa alle offerte non c’è più, perché in molti offrono promozioni tutto l’anno. E poi ci sono le vendite online, i centri commerciali, i vari megastore. E i clienti si disperdono. Ma i commercianti del centro, non vogliono essere pessimisti. Consapevoli che corso Umberto e le tante le vie che lo attraversano e lo circondano, possano attirare di nuovo la grande folla tutto l’anno. C’è chi non vorrebbe la Ztl invernale, chi la condivide in pieno. Ma per tutti l’obiettivo è unico: rilanciare davvero il centro storico.

«Il problema - spiega Maurizio Russo, settore abbigliamento - è che il centro ha perso il suo appel. Bisogna reinvestire nel cuore cittadino con una terapia fatta di grande accoglienza, sorrisi, architettura, manifestazioni. Servono arredi, servizi, spazi per bambini».

Gianni Ponsanu, dirigente Confcommercio e titolare di un negozio di ottica, non nasconde la realtà. «Siamo tutti positivi e ottimisti, ma basta guardarsi attorno e si vede il deserto. Appena sono partiti i saldi, c’è stato un buon movimento, ora si va avanti adagio. Certo, l’affollamento nei negozi non c’è anche per via della tanta concorrenza è tanta. Ma noi vogliamo far cambiare le cose: questo mese ripartirà il centro commerciale naturale e sarà l’ente che vigilerà e segnalerà i problemi del cuore della città alla Confcommercio, Con il Comune dovremo cercare di capire che cosa manca. Si devono sponsorizzare di più le attività commerciali e deve essere diversificata l’offerta. Non c’è un panificio, manca una pasticceria, tanto per fare un esempio. Ma non intendiamo piangerci addosso. Dobbiamo rimboccarci le maniche e far riesplodere un centro che ha grandi potenzialità».

Gianni Piro (abbigliamento sportivo) parla di una situazione che si ripete da anni. «Per quanto riguarda i saldi, c’è poco da dire. Se io vendo un giubbotto a un prezzo scontato adesso, c’è chi lo ha già comprato on line alla stessa cifra tempo fa. E così è dura. Bisognerebbe aprire un negozio stagionale - dice provocatoriamente Piro -, come in molti hanno già cominciato a fare. Ma la realtà non dovrebbe certo essere questa. Non è però un problema di Ztl, in altre città le isole pedonali non hanno impedito che il centro rimanesse vivo».

Gino Piro, due negozi al Corso e uno in piazza Regina Margherita, entra nel pratico. «Vogliamo far venire i giovani qui? Allora si metta la rete wifi al centro. E poi: mancano gli arredi, il verde e tutto ciò che serve per attirare la gente. Il centro deve essere reso appetibile, deve essere considerato di nuovo un luogo dove poter trascorrere il tempo. Il porto turistico sarà determinante».

Fabiana Ledda, Benetton Intimo, parla soprattutto della Ztl. «Ci ha penalizzati, inutile negarlo. Tutti d’accordo a chiudere il centro da aprile in poi, ma d’inverno dovrebbe essere consentito almeno il parcheggio a tempo. In questo periodo di saldi, sarebbe stato utile. I primo due giorni di sconti sono andati bene, poi l’interesse è calato. Ma d’altra parte la colpa è anche di chi fa i saldi selvaggi».

D’accordo Betty Pileri, titolare dell’omonima gioielleria. Lei è commerciante e residente. «Per far rivivere il centro bisognerebbe puntare su nuove tipologie di attività, che attualmente lavorano solo pochi mesi l’anno. E molte serrande sono così chiuse. La Ztl? Una mazzata: avrebbe avuto un senso solo se il centro fosse stato uno vero e proprio salotto».

Anche Magda e Rossana, titolari della Cartaria, protestano per la stessa ragione. «I parcheggi a tempo erano un aiuto, adesso la gente non si ferma più. Vedere un centro vuoto e triste, senza piante e arredi e soprattutto senza movimento, è una vera tristezza». «Ma è una tristezza soprattutto vedere il doppio volto di questo centro: vivo e dinamico d’estate e morto d’inverno - dice Carla Matta, settore calzature -. Bisognerebbe aprire le domeniche e fare qualche notturno in più, secondo me. Sempre che vengano create le condizioni».

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