La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, sulla violenza domestica l’allarme è sempre forte

di Stefania Puorro
Olbia, sulla violenza domestica l’allarme è sempre forte

Tante storie di sopravvissute alle botte e alle umiliazioni di mariti e compagni. Il centro guidato da Patrizia Desole riceve 4 richieste di aiuto ogni settimana

26 marzo 2018
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OLBIA. Un solo attimo per pensare. E per scappare. Una sola occasione per fuggire da quel marito che la picchiava, la umiliava, la maltrattava. Lucia (nome di fantasia) è riuscita con una scusa a spostarsi dalla camera da letto, dove c’era lui. E in quell’istante ha trovato il coraggio di correre via. Con addosso solo il pigiama e nemmeno le scarpe. Una corsa veloce e disperata, senza alcun dolore sotto i piedi, per dire finalmente basta. Poi l’arrivo al centro antiviolenza. Dove le hanno spalancato la porta per aiutarla, sostenerla, assisterla. Lucia è una delle tante vittime di violenza che “Prospettiva Donna” ha salvato. Con anni di lavoro, di energia, di competenza e di sensibilità. Far dimenticare l’inferno a una donna non è semplice, e per restituirle una vita serena ci vuole tempo. Molto tempo.

Per Lucia e per tante donne che si rivolgono al centro, ci sono altre donne che combattono contro questa violenza. Patrizia Desole, la presidente, è una lottatrice vera. E come lei tutte le professioniste che lavorano al suo fianco. Loro non si arrendono e non si fermano mai. Perché ogni giorno e ogni notte qualcuno bussa alla porta. «In questo momento sono quattro (in media) le donne che chiedono il nostro aiuto in una settimana. La situazione è drammatica, ma è ancora più drammatico constatare che la violenza sulle donne è sempre più dura, sempre più cruenta. Ecco perché parliamo di sopravvissute. Ma non è facile reagire dopo anni di botte e di violenze psicologiche. E chi dice “perché non se n’è andata via prima” banalizza la violenza. E’ difficilissimo uscire dalla spirale della violenza. Una moglie o una compagna, pensano all’uomo che hanno sposato e che hanno amato, al padre dei loro figli. Sanno di essere in pericolo, si sentono sole, ma non riescono a dire basta. Lui prima le picchia e poi si pente. Poi le picchia ancora e le minaccia. Dopo, magari, c’è un nuovo pentimento, ma invece arrivano ancora botte e terribili avvertimenti. Per fortuna, qualche volta, i vicini di casa segnalano e chiamano le forze dell’ordine. E allora interveniamo noi. Ma anche questa è una fase complicata, dura da superare. Bisogna convincere una donna divorata dalla paura che si può fidare del centro, che verrà protetta, che nessuno le potrà fare più del male».

In dieci anni, il centro antiviolenza ha accolto 4000 donne e molte sono state ospitate nella casa rifugio. «Chi arriva nella casa - continua la Desole - ha alle spalle situazioni terrificanti, gravissime. Noi dobbiamo pensare alle donne, ma spesso anche ai loro bambini, vittime di violenza assistita. Da quel momento il percorso è lungo perché si va ben oltre l’assistenza psicologica. Si tratta di donne e bimbi segnati nel profondo, che devono uscire da un tunnel di terrore e di fragilità estremi».

Il lavoro di Prospettiva Donna è fondamentale, insostituibile, ed è per questo che viene sottolineata l’importanza della legge 8 del 2007 a sostegno dei centri antiviolenza, sui quali però si deve tenere sempre alta l’attenzione.

Sono circa 250-300 all’anno, le donne che vengono aiutate dal centro di Olbia nel quale operano 8 professioniste a cui si aggiungono i volontari del centro di ascolto (0789-27466). «In Gallura, 90 donne su 100 subiscono violenza in casa e nella metà dei casi si parla di violenza economica (quando le donne dipendono in tutto dal marito) - dice ancora la Desole -. Ma oggi la violenza sulle donne colpisce tutte, senza distinzione di età, di titolo di studio o di ceto sociale. E tutte, una volta entrate in quella maledetta spirale, fanno fatica a trovare la forza per chiedere aiuto».

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