La Nuova Sardegna

Olbia

Arsenale nel canile la Lida si difende: non siamo coinvolti

Arsenale nel canile la Lida si difende: non siamo coinvolti

L’associazione prende le distanze dal suo collaboratore Il “Corsicano” nascondeva armi e munizioni nella roulotte

23 aprile 2018
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OLBIA. La Lida prende le distanze dal suo collaboratore e da quanto avvenuto venerdì al Rifugio, quando la polizia, in seguito a dei controlli sul territorio, ha arrestato per detenzione di armi, il custode del canile, Giuseppe Lutzu, 64 anni, noto il “Corsicano”, con numerosi precedenti alle spalle. Nella roulotte adibita ad alloggio, posizionata all’interno della struttura, gli agenti hanno trovato due pistole giocattolo modificate e 78 proiettili (consegnate alla polizia dallo stesso Lutzu), mentre sotto il materasso, custoditi all’interno di una valigetta, c’erano nascosti una terza pistola in perfette condizioni, 8 caricatori per una 7,65, un calcio di fucile e un detonatore con miccia. Lutzu è stato arrestato per detenzione clandestina di armi, munizioni e materiale esplodente.

«La Lida di Olbia – precisa il direttivo in una nota – non è interessata dai fatti, né coinvolta neanche marginalmente in questa situazione. Prendiamo le distanze da quanto accaduto e soprattutto comunichiamo che tuteleremo presso le sedi competenti il nostro nome e gli interessi dei nostri ospiti da qualsiasi calunnia e attacco gratuito in merito a questa vicenda». A proposito del proprio collaboratore, la Lida spiega che «lo stesso ha sempre goduto della nostra totale fiducia. Ci teniamo a sottolineare che ha svolto le sue mansioni, compresa quella di guardiano notturno, in maniera integerrima e nel massimo rispetto nei confronti degli animali ospiti della struttura. Inserito 9 anni fa al Rifugio usufruendo dell’indulto, fra i tanti soggetti che ci vengono indirizzati dal Comune di Olbia nel programma dei lavori socialmente utili – prosegue la Lida – lo stesso Comune così come previsto per legge, ha provveduto al pagamento dello stipendio per i primi 9 mesi di lavoro. Per chiunque abbia bisogno di aiuto indifferentemente che sia una persona o un animale – precisa l’associazione – noi ci prodighiamo sempre, tenendo in considerazione la sua parte migliore, dando dove possibile una seconda possibilità di recupero. I rapporti sono sempre stati ottimi e di totale fiducia. Invece dopo tanti anni è arrivata questa sorpresa estremamente sgradevole che noi non potevamo, nella nostra notoria onestà, nemmeno immaginare. Non rientra fra le nostre righe giudicare nessuno, semplicemente ci sentiamo traditi. Per tutti noi questo è un duro colpo».

Il direttivo comunica quanto accaduto e annuncia che tutelerà il nome e l’operato del Rifugio. Rimarcando, però, anche l’obiettivo e lo spirito con cui porta avanti il proprio lavoro. «Noi siamo e continueremo ad essere i difensori dei randagi che ci onoriamo di salvare, ma nello stesso tempo non negheremo mai l'aiuto alle persone bisognose».



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