La Nuova Sardegna

Olbia

Tra speranze e pregiudizi l’addio dei rom al campo

di Dario Budroni
Tra speranze e pregiudizi l’addio dei rom al campo

La cittadella dei nomadi chiude a luglio. C’è chi ha già trovato una sistemazione L’assessore Lai: «Ma molti di loro non riescono a prendere una casa in affitto»

26 giugno 2018
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OLBIA. La scadenza si avvicina. Nel giro di una ventina di giorni il campo nomadi di Sa Piana Manna non esisterà più. La deadline fissata dal Comune è il 15 luglio. L’obiettivo è mettere fine a degrado e ghettizzazione. I servizi sociali sono al lavoro giorno e notte per favorire il delicato passaggio verso la città, ma non mancano i problemi. Per esempio, per le famiglie rom è quasi impossibile trovare una casa in affitto a Olbia. Pregiudizi e diffidenza comandano su tutto. «Purtroppo è così – afferma Simonetta Lai, assessore comunale ai Servizi sociali –. Siamo una città che interagisce con loro. Li chiamiamo quando ci sono da fare dei lavoretti, quando abbiamo del materiale da rottamare, quando ci sono da svuotare cantine e soffitte. Ma quando si tratta di compiere un passo importante, ci si tira indietro. L’errore è fare di tutta l’erba un fascio».

Le difficoltà. Nel campo nomadi vivono poco meno di 300 persone, con gli italiani in maggioranza. Le famiglie sono una trentina. La metà ha trovato una sistemazione: c’è chi ha acquistato un terreno dove tirare su una casa mobile a norma di legge e chi ha ristrutturato qualche vecchio rudere. Poi ci sono coloro che vorrebbero prendere una casa in affitto. Ma niente da fare. «Mi sto occupando personalmente di trovare case e terreni, ma è molto difficile – continua l’assessore Lai –. Anche per questo a breve organizzeremo una assemblea di sensibilizzazione alla cittadinanza nella scuola di Maria Rocca, istituto frequentato da tanti bambini rom e in passato anche dai loro genitori».

Il lavoro del Comune. L’assessore Simonetta Lai ci tiene a sottolineare che il superamento dei campi rom, tra l’altro imposto dall’Unione europea, ha l’obiettivo di favorire l’integrazione con il resto della comunità e di sconfiggere i fenomeni di illegalità. «Il Comune gestirà la situazione e continuerà a fornire il suo supporto – aggiunge l’assessore Lai –. Dopo la chiusura, continueremo a essere presenti nelle loro case con educatori e assistenti sociali. Lo scopo è promuovere una civile convivenza. Questa è l’unica strada, perché i campi rom favoriscono solo la ghettizzazione». Il campo nomadi di Olbia, comunque, si presenta in maniera diversa rispetto ad altri sparsi per l’Italia. «Le condizioni sono migliori e sono pochi i rom che hanno commesso dei reati – sottolinea Simonetta Lai –. Sì, pochi giorni fa due ragazzi si sono resi protagonisti di un furto e di un incidente stradale, fuggendo poi a piedi. Ma pagheranno come succede per ogni italiano».

Zero fondi. L’Ue sostiene finanziariamente la chiusura dei campi solo per le città metropolitane. Quindi Olbia resta al palo. E così l’assessore Lai si augura che Matteo Salvini, ministro che fa della chiusura dei campi una sua battaglia, si sforzi a trovare delle risorse per i Comuni rimasti a bocca asciutta: «Ora stiamo utilizzando i nostri fondi, spero che Salvini metta i soldi per la chiusura dei campi rom».

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