La Nuova Sardegna

Olbia

La guerra tra vicini di bar il giudice: il Fid’ora chiuda

di Tiziana Simula
La guerra tra vicini di bar il giudice: il Fid’ora chiuda

Il tribunale ha accolto il ricorso presentato dal titolare dell’attiguo “Jazz art”  L’ordinanza: è stata sviata la clientela. Azerabadi: era una questione di dignità

20 luglio 2018
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OLBIA. La guerra a colpi di caffè, concorrenza e ricorsi è partita nel 2017. Ora la decisione – la seconda – del tribunale di Tempio: il “Fid’ora” deve chiudere. Non può più proseguire la sua attività di bar nei locali di viale Aldo Moro 130. Così ha deciso il giudice Carlo Barile, accogliendo il ricorso presentato da Madjid Azerabadi, titolare del bar a fianco, il “Jazz art”, aperto molti anni prima e gestito dal 2009 al 2016 dalle stesse persone che, poi, hanno avviato l’attività nel locale attiguo, prima con l’insegna “Ad Maiora”, poi, con quella “Fid’ora”, «sviando la clientela dal “Jazz art” al nuovo bar», spiega l’ordinanza del giudice. Che ha disposto la chiusura dell’esercizio per violazione del “divieto di concorrenza” (articolo 2557 codice civile), stabilendo una sanzione di 800 euro per ogni giorno di mancata chiusura a partire dai 30 giorni dalla notifica del provvedimento.

Si tratta della seconda ordinanza di chiusura decisa dal tribunale: in sede di reclamo è stata confermata l’ordinanza di primo grado.

«Sono stato tradito da chi prima aveva la gestione del mio bar ed ho dovuto ricorrere alla giustizia che da due anni mi da ragione – commenta Madjid Azerabadi –.In tutti modi abbiamo tentato di evitare la battaglia giudiziale chiedendo loro di trasferirsi in altro locale che non fosse attaccato al mio, ma non hanno accettato. Con il mio difensore, Oriana Erittu, ci siamo quindi trovati costretti, per ben due volte, a far ricorso allo strumento d’urgenza per esser tutelati. Spero questa sia l’ultima volta. Oggi loro dovrebbero esser chiusi ed invece continuano a non rispettare l’inibitoria ordinata dal giudice, così come già avvenuto l’anno scorso. È una questione di dignità prima ancora che economica».

La guerra tra i due bar comincia nel 2016, quando i gestori del “Jazz art” risolvono il contratto di affitto di azienda con Madjid Azerabadi per creare una nuova attività. Che aprono nell’immobile adiacente, dove prima c’era una pizzeria. Due bar a un palmo l’uno dall’altro, insomma. Parte il primo ricorso contro la nuova gestione chiamata “Ad Maiora” che viene accolto il 6 giugno 2016. Il giudice dispone l’immediata chiusura, ma la società non ottempera e propone reclamo contro la decisione del giudice. Il Collegio conferma l'ordinanza di primo grado, ritenendo infondate le difese dell’allora “Ad Maiora”. Dopo un periodo di chiusura, il bar riapre modificando la facciata e il nome dell’attività, gestita da una nuova società. Ma dall’ordinanza del giudice emerge che i soggetti sono praticamente gli stessi. Parte il secondo ricorso. Accolto.

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