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Olbia

Tagli alla coop, licenziate mamma e figlia

Tagli alla coop, licenziate mamma e figlia

Bortigiadas, bufera sulla gestione della casa di riposo. La Cgil è in rivolta: «Violato il contratto, non ci sono più regole»

23 agosto 2018
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BORTIGIADAS. Il settore dei servizi sociali si conferma sempre più a rischio sul fronte dell’emergenza lavoro. L’ennesimo caso, destinato a far discutere, riguarda la cooperativa che gestisce la casa di riposo di Bortigiadas. Prima la riduzione dellorario di lavoro, poi il licenziamento di due socie-dipendenti, madre e figlia. A denunciare il caso è la Funzione pubblica Cgil, ultimo paladino dei diritti dei lavoratori.

«Sentiamo parlare della ritrovata “dignità” del lavoro – dice con una punta di amara ironia Luisella Maccioni, segretario della Funzione pubblica Cgil – si è discusso sulla necessità di garantire il lavoro e i lavoratori in tutte le sue declinazioni, si sono riempiti i social, i giornali e le televisioni di proclami sul ritorno a garanzie e regole più ferree nella difesa contro i licenziamenti illegittimi. Però si è deciso anche di non recuperare l’articolo 18, e nei posti di lavoro, soprattutto in quei posti dove il lavoro subordinato è più debole, si continua a licenziare senza rispettare le regole del diritto del lavoro. Si continua a non garantire salari e a cambiare contratti di lavoro a seconda degli interessi delle aziende, delle onlus o delle cooperative. Secondo la Cgil, è quello che è accaduto alla coop Mimosa di Bortigiadas, che ha in appalto dal Comune la gestione della casa di riposo per anziani in cui sono assistite una ventina di persone. «La coop – dice Luisella Maccioni – ha deciso di ridurre l’orario delle lavoratrici, operazione fattibile ma nel rispetto delle norme attraverso una contrattazione e un’adesione dei lavoratori interessati. La coop da un giorno all’altro ha deciso che l’orario di lavoro sarebbe stato ridotto anche senza accordo. Due socie lavoratrici, una mamma e sua figlia, hanno chiesto il rispetto delle regole. Hanno sostenuto che non esistevano le ragioni per una riduzione delle loro prestazioni, da 38 a 36 ore settimanali, tanto più che è stata assunta, contestualmente, un’altra lavoratrice a tempo determinato per 4 mesi per fare le sostituzioni». «Per contro – dice ancora la Cgil – la cooperativa ha prima minacciato le lavoratrici di adeguarsi all’orario, dicendo loro che, nel caso in cui non l’avessero fatto, sarebbero state licenziate. Poi, dopo aver avviato nei loro confronti una contestazione disciplinare, le ha licenziate il 16 agosto. In particolare, la figlia è stata licenziata per essere andata in difesa della collega (e madre) che ha avuto il torto, sempre per la coop, di voler tutelare i suoi legittimi diritti. Tutto questo è avvenuto nonostante la coop sia perfettamente a conoscenza che la norma vieta il licenziamento per un non accordo sulla riduzione dell’orario di lavoro. Altro che “decreto dignità”. Nel mondo del lavoro siamo ritornati agli anni Cinquanta». «Non ci arrendiamo – conclude Luisella Maccioni – e attiveremo tutte le nostre armi per riaffermare il diritto a svolgere il proprio lavoro con dignità e con regole certe. Abbiamo impugnato davanti all’Ufficio del Lavoro i due licenziamenti. Ma non ci fermeremo. Porteremo al centro dei congressi della Cgil il problema del rispetto delle regole nel terzo settore e chiederemo all’amministrazione comunale di Bortigiadas di controllare l’operato della coop Mimosa, che non rispetta i contratti». (m.b.)



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