La Nuova Sardegna

Olbia

Clinica Michelangelo nel mirino: una nuova denuncia per lesioni

Tiziana Simula
Clinica Michelangelo nel mirino: una nuova denuncia per lesioni

Olbia, una 45enne di Cagliari accusa il chirurgo plastico e il legale rappresentante della struttura. Incidente probatorio al tribunale di Tempio. I difensori degli indagati: «L’intervento è regolare »  

20 settembre 2018
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OLBIA. Nuovi guai per la Clinica Michelangelo, finita al centro di un’altra denuncia per presunte lesioni, dopo le tre già al centro di un’indagine. A segnalare il caso alla Procura una 45enne di Cagliari che nel 2016 si era sottoposta a un intervento di mastoplastica nella struttura di via Capoverde. Il caso è in fase di indagine preliminare. L’inchiesta vede sotto accusa per presunte lesioni il chirurgo plastico Raffele Ceccarino e il legale rappresentante della clinica, Michele Mossa.

Il gip del tribunale di Tempio Marco Contu, in sede di incidente probatorio, ha nominato il medico legale che dovrà accertare la sussistenza o meno delle lesioni personali denunciate dalla paziente che si era sottoposta all’intervento di chirurgia plastica. Nomina oggetto di ricusazione da parte dei difensori dei due indagati, gli avvocati Giampaolo Murrighile e Domenico Putzolu perché il perito indicato dal tribunale è stato ritenuto dai legali incompatibile.

L’udienza è stata aggiornata al 13 novembre per la nomina di un altro medico legale.

La donna, assistita dall’avvocato Roberto Peara, del Foro di Cagliari, ritiene di aver subito gravi danni dall’intervento di chirurgia plastica. Di tutt’altro parere i difensori di Ceccarino e Mossa, i quali sostengono non solo la regolarità dei trattamenti eseguiti nella struttura, interventi in tumescenza fredda, ma di aver scoperto, attraverso gli esami eseguiti nel centro, la presenza di un tumore, consentendo alla donna di curarsi.

Un ennesimo caso giudiziario, dunque, per la Clinica Michelangelo, già al centro di un procedimento. L’inchiesta avviata, ha confortato finora la difesa: dagli accertamenti eseguiti dal perito nominato dal tribunale sulle tre pazienti che avevano denunciato la struttura, non erano emersi nei confronti dei due indagati «profili di negligenza, imperizia e imprudenza».

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