La Nuova Sardegna

Olbia

La Finanza dona alla Caritas 5mila capi d’abbigliamento

La Finanza dona alla Caritas 5mila capi d’abbigliamento

La merce con false etichette era stata sequestrata in diversi negozi della Gallura  La consegna avvenuta in occasione della festa del patrono delle Fiamme gialle

22 settembre 2018
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OLBIA. Cinquemila capi di abbigliamento per i bisognosi. Li hanno consegnati i finanzieri del Gruppo di Olbia alla Caritas, ieri, in occasione della festività del patrono della Guardia di finanza, San Matteo. Si tratta di merce sequestrata in seguito a un’intensa attività che ha consentito alle fiamme gialle di ricostruire un’imponente frode commerciale nel settore dell’abbigliamento: falsi capi di cachemire, mohair, pura lana vergine e seta che in realtà erano confezionati con materiale acrilico e polyammide. Materiale pregiato solo nell’etichetta, quindi.

I capi di abbigliamento, vista la non pericolosità ma la sola non conformità a quanto previsto dalle etichette con le quali era messa in vendita, anziché essere distrutti sono stati destinati alla Caritas di Olbia, così come già avvenuto con altri enti caritatevoli. L’iniziativa di ieri segue infatti quelle già avvenute nei mesi scorsi nei confronti della Croce Rossa, della parrocchia Nostra Signora de La Salette e della parrocchia del Sacro Cuore. La consegna è avvenuta al termine della messa celebrata nella basilica di San Simplicio alla presenza del vescovo Sebastiano Sanguinetti. Il vestiario sarà distribuito dai volontari alle persone meno abbienti. A conclusione del rito religioso, il comandante delle Fiamme Gialle di Olbia, il maggiore Marco Salvagno, ha siglato l’impegno con il vescovo Sanguinetti.

I sequestri erano stati eseguiti nel novembre del 2016 dai finanzieri di Olbia in numerosi negozi di commercianti cinesi ad Olbia, Arzachena e Santa Teresa di Gallura. Dalle analisi di laboratorio effettuate dal personale del Laboratorio BuzziLab di Prato sui capi venduti nei comuni galluresi era emerso che, anziché essere composti da filati pregati, così come scritto nelle etichette, erano confezionati con acrilico e polyammide. I finanzieri di Olbia, coordinati dalla Procura di Tempio, esaminando la contabilità, erano risaliti ai fornitori individuando a Cagliari, Napoli e Roma 36 imprenditori, tutti di nazionalità cinese e grossisti nel settore dell’abbigliamento. Nei loro negozi, sottoposti a perquisizione, erano stati rinvenuti 50mila capi d’abbigliamento con indicazioni merceologiche false sia in merito alla provenienza che alla composizione dei prodotti. Lo sviluppo degli elementi acquisiti nel corso delle perquisizioni ha consentito di ricostruire l’intera filiera del falso, con terminali nei comuni di Prato e Roma, in cui venivano realizzati o importati i falsi capi in cachemire, mohair, pura lana vergine e seta. L’epilogo, con l’esecuzione dei decreti di perquisizione emessi dalla Procura della Repubblica di Tempio nei confronti di 78 aziende operanti su tutto il territorio nazionale nel settore dell’import-export e della produzione di capi d’abbigliamento e nel contestuale sequestro di oltre 310mila capi d’abbigliamento pronti per essere immessi in commercio, per un valore superiore ai 5 milioni di euro. L’operazione ha consentito di denunciare 80 responsabili per il reato di frode in commercio con il contestuale sequestro di 370mila capi d’abbigliamento, con sanzioni per quasi 100mila euro. (t.s.)



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