La Nuova Sardegna

Olbia

Il naufrago olbiese per 55 ore in acqua: «Stavo per morire, sono un miracolato»

Dario Budroni
Roberto Spano (foto Giovanna Sanna)
Roberto Spano (foto Giovanna Sanna)

Roberto Spano racconta: «Ho avuto le allucinazioni, credevo di vedere terra»

30 ottobre 2018
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[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:olbia:cronaca:1.17393564:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/olbia/cronaca/2018/10/26/news/barca-di-legno-affonda-alla-maddalena-in-salvo-i-due-naufraghi-1.17393564]]OLBIAIl mare dalla finestra della sua stanza d'ospedale non si vede. Ma lui quella distesa azzurra ce l'ha ancora negli occhi e nelle orecchie. «Il rumore delle onde, per esempio, è un qualcosa che non scorderò mai. Non riesco neanche a descriverlo. Erano dei boati fortissimi. Terribile». E poi ci si è messa anche la testa, che quando si trovava laggiù, nel bel mezzo del mar Tirreno, gli ha improvvisamente giocato brutti scherzi. «Ho avuto le allucinazioni. A un certo punto mi sono slegato dal mio amico e mi sono allontanato. Mi sembrava di vedere la terra. Invece no, era soltanto la mia immaginazione». Renato Spano, 44 anni, olbiese, è ancora frastornato. Si sente debole e stanco, ma tutto sommato sta bene. Dal suo lettino di ospedale ripercorre le ore più brutte della sua vita. Quelle passate in mare aperto, con il corpo immerso nell'acqua per 55 ore, dopo il naufragio della barca appena acquistata dall'amico Alessandro Vitiello, maddalenino. «Adesso lo posso dire: sono un miracolato. La speranza non l'ho mai persa, ma so bene che sarebbe bastata anche qualche ora in più per morire. Sono grato alla guardia costiera che ci ha cercati e trovati. Quando mi rimetterò, andrò a ringraziarli». Da oggi, comunque, scatterà l'inchiesta della capitaneria, guidata dal direttore marittimo Maurizio Trogu, per accertare cause e responsabilità del naufragio.

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Il naufragio. Renato Spano, padre di due bimbi, era partito insieme a Vitiello da Porto Ercole, in Toscana, poco prima della mezzanotte di martedì. «Lui aveva acquistato quella barca e così mi aveva chiesto di accompagnarlo nella traversata per la Sardegna - racconta Spano, marittimo di professione -. Quando ho visto la barca ero un po' un perplesso, ma poi abbiamo visto che i collaudi e le dotazioni erano a posto. E quindi siamo partiti». Il Caimano, un 14 metri di legno acquistato da un centro diving toscano, è però affondato alle 12 di mercoledì. «All'improvviso è uscito del fumo dal motore - ricorda Spano -. Quindi abbiamo aperto il cofano e abbiamo visto dell'acqua. Subito abbiamo capito che aveva ceduto una tavola. La barca è affondata dopo pochi minuti». Spano e Vitiello hanno provato a lanciare l'allarme. «Però il mayday non è stato ricevuto. Abbiamo acceso dei fumogeni e lanciato dei razzi, ma niente da fare. Quindi ci siamo buttati in mare, entrando negli atolli, che sono dei grandi salvagenti». Poi 55 ore di incubo. «Non sono mai riuscito a dormire, ho sofferto il freddo e il mare mi prendeva e mi capovolgeva. La cosa brutta è che passavano delle navi, anche vicino, e noi urlavamo e fischiavamo, ma loro non ci vedevano». La mattina di venerdì, Renato Spano si è slegato dall'amico. «Ci eravamo legati per non perderci - ricorda -. Però ho come avuto un miraggio. Credevo di vedere la terra e quindi ho preso e mi sono allontanato».

Il miracolo. Spano è stato salvato dall'elicottero della guardia costiera nel pomeriggio di venerdì, a 50 miglia dalle coste sarde. Era in ipotermia. Una volta arrivato a Olbia, è stato ricoverato per 24 ore in rianimazione. Poi il trasferimento nel reparto di medicina, con la consapevolezza di essere un vero miracolato. «Ho sofferto tantissimo ma mi sono salvato, vuol dire che ancora non era arrivato il momento di morire». Spano è stato recuperato qualche minuto dopo Vitiello. «Lui è stato salvato da una motovedetta, io da un elicottero. Siamo vivi, siamo fortunati».

 

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