La Nuova Sardegna

Olbia

Abusi edilizi, le ruspe in azione a Olbia dal 2019

di Serena Lullia
Abusi edilizi, le ruspe in azione a Olbia dal 2019

Il Comune rende operative le ordinanze di demolizione. Tra i primi sei immobili da abbattere una grande villa a Portisco

23 novembre 2018
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OLBIA. Contro l’edilizia creativabusiva il Comune accende le ruspe. Concluso l’estenuante girone dantesco dei ricorsi, le ordinanze di demolizione diventano esecutive. Nei primi sei mesi del 2019 finiranno sotto i colpi delle benne abusi più che datati. Alcuni risalgono al 2000. Come una intera villa venuta su nella fascia dei 150 metri dal mare a Portisco. Senza uno straccio di autorizzazione. Il Consiglio comunale, nell’ottobre del 2015, aveva già stabilito che interi edifici o le parti non in regola venissero sbriciolati. Adesso si passa alla fase operativa. Una volta trovate le risorse nel bilancio comunale, verrà pubblicato il bando di gara per individuare la ditta che dovrà fare gli abbattimenti. Le demolizioni sono calendarizzate per il primo semestre del 2019. È solo il primo blocco.

Game over. Le ordinanze di demolizione non possono essere più impugnate. Hanno esaurito il loro iter giudiziario e si sono concluse in favore del Comune. Che adesso deve procedere alla demolizione, come previsto dalla legge. Il caso più eclatante è la villa di Portisco di proprietà di una famiglia olbiese. I proprietari chiesero il condono. Ma la casa fu considerata insanabile. Inutili i ricorsi davanti alla giustizia amministrativa. Per l’ufficio Tutela del paesaggio la costruzione nella fascia dei 150 metri dal mare è un obbrobrio paesaggistico insanabile. Nella black list ci sono anche un’abitazione in legno in zona Chidonza; due solai in cemento con pilastri a Rudalza; l’ampliamento di una casa composto da camera da letto, bagno e terrazza a Olbia 2; una cucina e un bagno in una abitazione in via Monte Bianco. Gli immobili sono stati acquisiti nel patrimonio immobiliare comunale. L’ente ha valutato che non ci fosse alcun interesse pubblico a mantenerli. Per altri immobili, presenti nello stesso elenco passato in Consiglio nel 2015, era stato deciso il mantenimento per finalità sociali.

Il vizietto. I 17 piani di risanamento danno molto bene l’idea che costruire in zone vietate o senza autorizzazione è un vizietto diffuso a Olbia. Dopo tre condoni restano ancora in piedi mille richieste residue di sanatoria. Di queste un centinaio sono congelate perché gli edifici ricadono in zona Hi4, ad altissimo rischio idraulico secondo il Piano di assetto idrogeologico. Ma l’alluvione del 2013 non ha cambiato la cultura dell’abusivismo. Ogni anno sono una quarantina gli ordini di demolizione firmati dal Comune. Un trend fisso. Alcuni vengono impugnati dai proprietari davanti al Tar e vanno avanti fino all’ultimo grado di giudizio. In atri casi viene presentata richiesta di accertamento di conformità. Viene cioè chiesto di sanare gli abusi.

Le segnalazioni. Spesso sono i vicini a segnalare i presunti blocchetti illegittimi. Una conseguenza della crescita della litigiosità tra dirimpettai. Che a volte ha anche risvolti quasi comici. Il vicino che denuncia una veranda chiusa senza autorizzazione della famiglia di fronte, ma poi ha mezza casa costruita senza licenze edilizia.

La mappa. Le zone in cui si concentrano gli abusi sono quelle turistiche e dalla breve vita estiva. Come Porto Rotondo e Murta Maria. Ma anche nelle campagne. Più aumenta la distanza dal centro, meno alta è la possibilità di controlli o segnalazioni. Rispetto al passato però il tipo di abusi non riguarda abitazioni intere. Molto difficile che passino inosservate. In questo caso un prezioso aiuto arriva dagli strumenti informatici. Si continua invece a trasformare magazzini e seminterrati in appartamenti abitabili. E a chiudere verande per trasformarle in stanze.



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