La Nuova Sardegna

Olbia

Batteri alla foce del Padrongianus nuovo stop alla raccolta di cozze

Batteri alla foce del Padrongianus nuovo stop alla raccolta di cozze

L’ordinanza del sindaco Nizzi interessa l’ansa sud del golfo. È la terza firmata in neanche due mesi Il Consorzio punta il dito contro i depuratori: «Situazione insostenibile, no all’immissione dei reflui»

01 dicembre 2018
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OLBIA. Mitilicoltura a singhiozzo. In poco meno di due mesi il sindaco Settimo Nizzi ha dovuto ordinare per ben tre volte lo stop alla raccolta delle cozze. Ieri l’ultima. E il motivo è sempre lo stesso: batteri fecali nei molluschi. Stavolta lo stop interessa solo uno dei sette specchi acquei del golfo utilizzati dai mitilicoltori. Ma il danno, sia in termini di produzione che di immagine, non è comunque di poco conto. Per questo il Consorzio dei molluschicoltori vuole vederci sempre più chiaro. Nel mirino ci finiscono ancora una volta i depuratori lungo il Padrongianus, che sarebbero l’origine degli sversamenti nel corso d’acqua e quindi in mare. L’ultimo stop alla raccolta dei mitili interessa infatti l’area compresa nel poligono delimitato dall’isola del Cavallo, dallo scoglio di Mezzocammino e dalle foci del Padrongianus.

Ancora batteri. Ieri il sindaco Settimo Nizzi ha ricevuto le analisi della Ats–Assl Olbia, che evidenziano la presenza non conforme del batterio escherichia coli sia nelle cozze che nei cannolicchi allevati nella zona della foce del Padrongianus, nell’ansa sud del golfo. Di conseguenza il sindaco ha firmato una nuova ordinanza che vieta la raccolta e l’immissione nel mercato dei molluschi che si trovano nello specchio marino interessato dai batteri. Si tratta di un divieto temporaneo e che, con tutta probabilità, sarà revocato nei prossimi giorni.

Le rassicurazioni. Il Consorzio dei molluschicoltori, oltre che con i disagi e i mancati guadagni delle coop interessate, deve fare anche i conti con la salvaguardia dell’immagine delle cozze di Olbia. «Teniamo a precisare che il blocco è circoscritto a un solo specchio acqueo sui sette dati in concessione al nostro consorzio – spiega Mauro Monaco, che è il presidente del Consorzio dei molluschicoltori –. Questo mette in condizione i produttori di continuare a lavorare e vendere le cozze sui mercati locali, regionali e nazionali. Le cozze poste in vendita sono assolutamente conformi a qualsiasi norma sanitaria e pertanto non esiste alcun tipo di rischio per il consumatore».

L’inquinamento. Il consorzio, lo scorso ottobre, aveva già presentato una segnalazione ai Noe e al corpo forestale. E in attesa di sviluppi, il presidente Mauro Monaco torna a puntare il dito contro i depuratori di Abbanoa lungo il fiume Padrongianus. «In tanti anni di mitilicoltura e di controlli del prodotto anche in condizioni meteorologiche avverse, ma non eccezionali come quelle legate all’alluvione del 2013, non si sono mai avuti blocchi delle produzioni a mare così numerosi e concentrati in un arco di tempo di poco meno di due mesi – dice Monaco –. Ci chiediamo come mai questi fenomeni di inquinamento del golfo accadono così frequentemente. Anche questa volta gli imputati sono il Padrongianus e coloro che immettono i reflui». Nelle scorse settimane il consorzio aveva anche criticato la lentezza dell’iter burocratico compreso tra le analisi in mare e la trasmissione dei risultati al Comune, che per legge è chiamato a ordinare lo stop. Al momento dell’ordinanza del sindaco, infatti, l’emergenza potrebbe essere già terminata. (d.b.)

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