La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, liberi gli ostaggi della gru: i residenti tornano a casa

Olbia, liberi gli ostaggi della gru: i residenti tornano a casa

Rimossa la struttura di acciaio che aveva imposto lo sgombero della palazzina. Il forte maestrale aveva messo in evidenza l’elevato rischio di crollo sull’edificio

19 dicembre 2018
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OLBIA. La prigionia è finita. Dopo dieci giorni ostaggi di una gru arrugginita gli abitanti della palazzina di via Emanuela Loi, in zona San Nicola, sono rientrati a casa. Il 9 dicembre il forte vento di maestrale aveva acceso i riflettori sulla struttura di acciaio pericolante. In verità la gru danzava pericolosamente sulla testa degli abitanti già da quattro anni. Il responsabile del condominio ne aveva più volte chiesto l’immediata rimozione, anche con atti formali. Senza alcun risultato. La gru era stata lasciata lì dopo la costruzione dell’elegante palazzo all’incrocio tra via Loi e via Lussu in cui abitano 13 famiglie. Ed era poi finita al centro di un contenzioso tra le due imprese che si erano succedute nel cantiere. L’una scaricava sull’altra la paternità della rimozione del braccio da cantiere. Fino all’evoluzione dei giorni scorsi e alla dura protesta degli sfollati.

La diffida. Il Comune aveva inviato una lettera a entrambe le imprese intimandone lo smantellamento entro pochi giorni. L’ente locale era pronto a intervenire in prima persona per eliminare il pericolo. Per poi addebitare i costi alle due aziende. Ma non è stato necessario.

La rimozione. Ieri alla fine della mattinata, sono cominciati i lavori di rimozione. E già nel pomeriggio le famiglie hanno potuto fare rientro nelle loro abitazioni.

Caso all’italiana. Una presenza fissa, ingombrante e pericolosa da quattro anni. Ma solo il 9 dicembre il vento ha spazzato via il velo da molti occhi. E ha mostrato il gigante di acciaio che dai suoi quasi trenta metri di altezza teneva in ostaggio la palazzina di via Loi. I violenti schiaffi del maestrale avevano cominciato a fare oscillare la gru in modo preoccupante fino a piegare il braccio. Un guasto meccanico lo aveva inchiodato impedendone la rotazione. La ruggine e il tempo avevano completato l’opera. I vigili del fuoco e la polizia locale avevano fatto un sopralluogo. E non avevano potuto fare altro che accertare la pericolosità della struttura e il rischio crollo.

Lo sgombero. Il Comune aveva ordinato lo sgombero dell’edificio. Le 13 famiglie, alcune con bambini, avevano avuto poco tempo per abbandonare l’edificio. Con la possibilità di ritornare nei giorni seguenti, scortati dai vigili del fuoco, per prendere qualche vestito. Gli abitanti erano stati ospitati a spese del Comune all’hotel Panorama e in un residence di Piazza Matteotti. (se.lu.)

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