La Nuova Sardegna

Olbia

Discariche, caccia ai responsabili

di Serena Lullia
Discariche, caccia ai responsabili

Task force per fermare il fenomeno e lunedì mattina incontro con sindacati e associazioni di categoria

05 ottobre 2019
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OLBIA. Tutto in una settimana. La politica e le istituzioni scoprono le due grosse emergenze nel cuore della città. A dirla tutta stavano lì da anni. Ma la denuncia di un gruppo di comitati ha svelato la realtà che era sotto gli occhi di tutti. Una è ambientale. A Sa Piana Manna, la strada che porta al campo rom è satura di rifiuti. In alcuni punti le cataste di immondizia alte metri occupano metà carreggiata. L’altra è sociale. Nel campo nomadi, circondati da ogni tipo di rifiuto tra cui amianto, vivono ancora cinque famiglie con figli minorenni. Il sindaco Settimo Nizzi ha convocato un incontro per lunedì mattina alle 10,30, a Sa Corroncedda. Con le associazioni di categoria e i sindacati. Non una scelta casuale. «Hanno un ruolo fondamentale di sensibilizzazione delle categorie che rappresentano – afferma il primo cittadino –. Sappiamo bene che molti cantieri edili chiamano i nomadi per portare via i rifiuti, come anche alcuni condomini. Li pagano pochi euro. Ovviamente non la smaltiscono in modo corretto, ma la abbandonano. Certo non sono solo i rom i responsabili della situazione che si è venuta a creare a Sa Piana Manna. Stiamo creando una task force».

Tempo al tempo. L’ordinanza autografata dal sindaco ordina lo sgombero immediato del campo rom di Sa Corroncedda e la bonifica della zona. Nella premessa del documento viene citata una data. 6 agosto 2019. Piena estate. È l’ultima segnalazione ricevuta dal primo cittadino sul degrado della zona. A quella denuncia sono seguiti gli accertamenti del nucleo di polizia ambientale dei vigili. Dopo due mesi gli agenti sono ritornati sul posto. E sempre dopo due mesi è scattata l’ordinanza di sgombero e bonifica. «Quando riceviamo le segnalazioni facciamo dei controlli a cui seguono delle relazioni e ulteriori verifiche degli uffici – spiega Nizzi –. Prima di firmare un’ordinanza di quel tipo bisogna studiare. Non si può fare a cuor leggero».

Rom con la valigia. Il Comune aveva ordinato la chiusura del campo nomadi nel luglio del 2018. In anticipo di ben due anni rispetto alla scadenza imposta dall’Europa. «In realtà ci stavamo lavorando da subito, non appena ci siamo insediati – sottolinea con orgoglio Nizzi –. La giunta ha dato due indirizzi precisi alla struttura comunale in tal senso. Buona parte dei rom che vivevano a Sa Corroncedda sono andati via. Sono rimaste cinque famiglie che non possono più vivere lì». Tutto vero. La maggior parte dei rom ospite nel campo ha fatto le valigie. Molti hanno comprato dei terreni in campagna e ci hanno piantato le roulotte. Una sola famiglia ha preso casa in affitto. Un’altra ha occupato abusivamente un immobile sulla vecchia strada per Enas.

Piano b. Chi è rimasto a Sa Corroncedda, a respirare veleni e amianto, non vuole andare a vivere in roulotte. Vorrebbe integrarsi completamente come prevede anche l’Europa e prendere in affitto una abitazione. «Conosco bene le difficoltà che incontrano – sottolinea Nizzi –. Da due anni il Comune cerca di aiutare questa gente a trovare casa, ma i proprietari non affittano agli zingari. Il sindaco non può certo forzare le persone in tale senso. Ho però dato ordine ai settori Servizi sociali, Urbanistica e Lavori pubblici di lavorare a una soluzione che consenta di ricollocare queste persone. Come sindaco sono responsabile della salute pubblica e non posso permettere che vivano in quelle condizioni, senza acqua e immersi nei rifiuti».



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