Gli studenti alla scoperta del “web oscuro”
Fake news, odiatori e cyberbullismo: incontro-dibattito all’istituto tecnico Panedda con La Nuova
22 ottobre 2019
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OLBIA. Come nascono le fake news, chi e perché le genera e le diffonde. E poi ancora perché il popolo dei social network così spesso ricorre all’uso del linguaggio dell’odio. Sono le domande ricorrenti su un tema di pressante attualità e di grande interesse tra i giovani. Per questo nell’attività scolastica entrano si sta affermando l’esigenza di educare i ragazzi alla corretta informazione e indirizzarli verso l’uso responsabile e civile dei moderni mezzi di comunicazione. All’avanguardia in questo campo c’è l’istituto tecnico Panedda che nei giorni scorsi ha visto i ragazzi delle seconde classi impegnati nel progetto “Fake news & hate speech nell’età di Internet”.
Al progetto, coordinato dal dirigente scolastico Gianni Mutzu e curato dalle insegnanti Anna Grazia Russu, Stefania Caffiu, Paola Galanti e Doriana Zaru, ha partecipato il giornalista della Nuova Sardegna Marco Bittau, capo servizio della redazione di Olbia. Il risultato è stato un incontro-dibattito con oltre un centinaio di studenti (le classi 2ª Afm, 2ª A Tur, 2ª B Tur, 2ª C Tur e 2ª D Tur) che hanno affollato l’auditorium della scuola. Presente lo stesso preside Mutzu e le insegnanti, il dibattito è stato serrato e incalzante con decine di domande rivolte dagli studenti al giornalista. Grande partecipazione attenzione da parte dei ragazzi, molto interessati al processo di de-generazione delle fake news, ma anche molto preoccupati dalla diffusione allarmante degli haters nei social network e del cyberbullismo anche nelle scuole. Una sorta di “viaggio nel web oscuro”, ben descritto da Roberto Saviano nel suo discorso pronunciato qualche settimana fa sul palco di “OnLife”, l’evento organizzato da Repubblica a Milano, dedicato alla società digitale.
Alla fine per gli studenti del Panedda, tra tanta preoccupazione, anche la scoperta che contro gli odiatori digitali e contro la giungla di insulti, calunnie e diffamazioni esistono forme di tutela. La più importante resta sempre il ricorso alle forze dell’ordine, a cominciare dalla polizia postale, denunciando o segnalando gli haters con procedure semplici e accessibili a tutti. Insomma, il mare sconfinato di Internet non è poi quella “zona franca” che sembra, dove chiunque impunemente può insultare e calunniare il prossimo.
Al progetto, coordinato dal dirigente scolastico Gianni Mutzu e curato dalle insegnanti Anna Grazia Russu, Stefania Caffiu, Paola Galanti e Doriana Zaru, ha partecipato il giornalista della Nuova Sardegna Marco Bittau, capo servizio della redazione di Olbia. Il risultato è stato un incontro-dibattito con oltre un centinaio di studenti (le classi 2ª Afm, 2ª A Tur, 2ª B Tur, 2ª C Tur e 2ª D Tur) che hanno affollato l’auditorium della scuola. Presente lo stesso preside Mutzu e le insegnanti, il dibattito è stato serrato e incalzante con decine di domande rivolte dagli studenti al giornalista. Grande partecipazione attenzione da parte dei ragazzi, molto interessati al processo di de-generazione delle fake news, ma anche molto preoccupati dalla diffusione allarmante degli haters nei social network e del cyberbullismo anche nelle scuole. Una sorta di “viaggio nel web oscuro”, ben descritto da Roberto Saviano nel suo discorso pronunciato qualche settimana fa sul palco di “OnLife”, l’evento organizzato da Repubblica a Milano, dedicato alla società digitale.
Alla fine per gli studenti del Panedda, tra tanta preoccupazione, anche la scoperta che contro gli odiatori digitali e contro la giungla di insulti, calunnie e diffamazioni esistono forme di tutela. La più importante resta sempre il ricorso alle forze dell’ordine, a cominciare dalla polizia postale, denunciando o segnalando gli haters con procedure semplici e accessibili a tutti. Insomma, il mare sconfinato di Internet non è poi quella “zona franca” che sembra, dove chiunque impunemente può insultare e calunniare il prossimo.