La Nuova Sardegna

Olbia

Dal cinema alla fotografia, l'olbiese Marco Navone è “mister festival”

di Alessandro Pirina
Dal cinema alla fotografia, l'olbiese Marco Navone è “mister festival”

Docente alle scuole superiori, da trent’anni organizza eventi e rassegne. «Non è vero che in Sardegna sia difficile fare cultura, basta usare l’intelligenza»

12 novembre 2019
5 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. La passione per tutto quanto fa rima con cultura l’ha sempre avuta. Già da ragazzino era uno spettatore assiduo del festival del cinema indipendente di Piero Livi, ma è stato l’incontro con Genova - o meglio il ritorno, visto che nel capoluogo ligure ci è nato poco prima che la famiglia si trasferisse a Olbia - a fargli capire l’importanza della divulgazione della cultura. In particolare in una città, quale era la Olbia degli anni Ottanta, in cui fare cultura era una missione quasi impossibile. Erano gli anni in cui non c’era nemmeno una sala cinematografica e per vedere un film si era costretti ad andare a Tempio o a Sassari. È in quel periodo che Marco Navone ha gettato le basi per quello che sarebbe diventato il festival di Tavolara, una delle rassegne più suggestive e ambite del panorama cinematografico italiano. Da allora sono passati quasi 30 anni e accanto a Tavolara sono nate tante altre rassegne dedicate al cinema, alla fotografia, alla letteratura. Sempre firmate Navone. A tutti gli effetti il “signor festival”.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.37892045:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.37892045:1653512488/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Olbia-Genova andata e ritorno. I primi passi nel cinema Navone li muove da spettatore. Sono gli anni del festival ideato da Piero Livi a Olbia, che dal 1957 al 1974 fece da palcoscenico al cinema indipendente, anche alla presenza di star quali Alberto Sordi, Monica Vitti, Michelangelo Antonioni e Nanni Loy. «Il festival si è concluso quando ero al liceo, ma l’ho vissuto da bambino perché ci portavano con la scuola – racconta –. La scelta di farci vedere documentari molto forti, per esempio sulla Russia, sulla Germania, fu molto all’avanguardia. Questo modo di divulgare ha influenzato parecchio il mio lavoro di insegnante. Spesso lo dico ai miei colleghi: “seminiamo, perché poi tutto torna”». E infatti quella passione per il cinema, in particolare per quello alternativo, indipendente, non lo abbandona quando da Olbia si trasferisce a Genova per l’università. «Le biblioteche magari mi vedevano poco, ma sul cinema potevo dire la mia, perché mi ero fatto una cultura robusta». E a Genova Navone organizza i primi dei tanti eventi culturali a cui darà vita da lì in poi. «Ho sempre avuto la passione per la fotografia, padroneggiavo il mezzo e facevo riproduzioni per le mostre storiche. E così quando sono ritornato a Olbia ho cercato di riproporre quello che facevo a Genova». All’epoca la cultura in città assomigliava a un deserto e Navone ha iniziato a lavorare per creare delle piccole oasi. «Io non ho inventato nulla. All’epoca nell’isola iniziava la grande stagione dei festival, Paolo Fresu aveva dato vita al “Time in jazz”, c’era già “Jazz in Sardegna”. A Olbia invece c’era grande voglia di fare ma nulla di più». Il debutto col teatro: una pièce con la leggendaria Paola Borboni nell’ex discoteca Nuovo Parco. «Arrivarono 80 persone, per noi fu un risultato clamoroso».

Una notte in Italia. Ma sarà il cinema il grande successo targato Navone. Erano gli anni in cui a Olbia non c’era neanche una sala. «Insieme ai colleghi Gigi Antolini e Gianni Mutzu organizzai il primo cinema all’aperto nel cortile del nostro istituto, il Deffenu. Una rassegna di film da 16 millimetri durante la quale conobbi Antonello Grimaldi e Santi Maurizi. Fu lì che mi venne voglia di fare cinema. Mio fratello Augusto, che era assessore allo Spettacolo, voleva organizzare qualcosa a Tavolara, e mise a disposizione la location. Grimaldi suggerì di fare una cosa sul cinema italiano». Nasce così - siamo nel 1991- “Una notte in Italia”, ovvero il festival di Tavolara: il via in una serata secca con Sergio Rubini, Margherita Buy e Fabrizio Bentivoglio. E sarà proprio Bentivoglio l’anno dopo a mettere in contatto gli organizzatori con Piera Detassis, che da allora di Tavolara è non solo la direttrice artistica ma l’anima. «Tavolara è un pezzo della mia vita, siamo alla vigilia dei 30 anni – dice Navone –. È un impegno totalizzante, nonché un enorme bagaglio di rapporti e amicizie. Con Piera innanzitutto, ma penso pure a Neri Marcorè, Valerio Mastandrea, Donatella Finocchiaro, Geppi Cucciari».

Dai fumetti alle foto. Ma la passione per la divulgazione culturale non si ferma a Tavolara. Nei primi anni Novanta Navone dà vita all’”Isola delle storie”, la prima rassegna di fumetti con la presentazione di Nathan Never. Nel 2004 inizia “L’altro cinema”, la rassegna che ancora oggi continua a proporre film alternativi ai blockbuster. «Ha permesso agli olbiesi di vedere opere che altrimenti non avrebbero visto. Eravamo partiti con il prezzo di due euro a film per avvicinare i ragazzi al cinema». Poi è stato il turno di “Storie di un attimo”, il festival della fotografia di cui in questi giorni è in corso l’ottava edizione. «La fotografia è una mia passione da sempre, da 30 anni vado a Perpignan, dove c’è il più grande festival del mondo. Il nostro è una piccola copia, con tante mostre nel centro storico, ma che ha visto protagonisti grandi nomi come Galligani o Cito». L’ultimo arrivato è “Tinte fosche”, rassegna di letteratura noir giunta alla terza edizione, anche in questo caso con nomi importanti come Carlotto, Carofiglio, De Giovanni. «Spesso si dice che in Sardegna sia difficile fare cultura, ma io dico il contrario – sostiene Navone –. A Milano ci sono strutture enormi, qui è più facile perché il terreno è abbastanza vergine. L’importante è fare le cose in intelligenza. E magari con più sinergia, cosa che invece spesso manca. Io ho sempre puntato su due elementi: la gratuità degli eventi e la coralità. In particolare con il coinvolgimento dei giovani. Molti miei ex alunni collaborano ai vari festival, perché si è instaurato tra noi un rapporto di fiducia reciproca, ma soprattutto perché sanno che sono esperienze che formano e rimangono per sempre».

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative