La Nuova Sardegna

Olbia

Emergenza ambientale a Olbia, terzo esposto in Procura

di Tiziana Simula
Emergenza ambientale a Olbia, terzo esposto in Procura

Nuova denuncia del comitato composto da cittadini, sindacati e associazioni «Bonifica urgente a Sa Corroncedda». Sparsi nel territorio sedici campi rom

14 novembre 2019
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OLBIA. Un nuovo esposto sull’emergenza rifiuti e sulla bomba ecologica di Sa Corroncedda, da venerdì scorso sotto sequestro, arriva sul tavolo del procuratore Gregorio Capasso. È il terzo che porta la firma di un nutrito gruppo di cittadini, ora riuniti nel neo comitato ambiente, salute e legalità. Un’unica compagine di cui fanno parte il Comitato popolare 4 corsie Olbia Sassari e il Comitato complanari Olbia Monti, autori dei primi due esposti presentati il 1 e il 18 ottobre, comitati di quartiere di Olbia, sindacati e associazioni di categoria.

L’esposto dei cittadini. Un’ennesima denuncia alla magistratura e non solo – l’esposto è stato inviato anche al prefetto, al questore, ai Noe, alla Regione, alla Forestale e all’Ats Sardegna – di fronte al nulla di fatto del consiglio comunale del 31 ottobre, dal quale il comitato dei cittadini si aspettava risposte che, invece, non sono arrivate. «Il Consiglio non ha fornito alcun piano ufficiale di interventi programmatici e risolutivi – spiega il comitato attraverso la portavoce Rita Padre – Per nulla convinti che tutti gli aspetti dell’emergenza siano stati effettivamente recepiti dall’amministrazione, abbiamo presentato un terzo esposto».

L’emergenza ambientale. I cittadini rilanciano l’urgenza di un intervento di bonifica nel campo rom di Sa Corroncedda e di un corretto smaltimento dei rifiuti «che con le piogge potrebbe amplificare il rischio di inquinamento del suolo e delle falde acquifere», e denunciano «la crescente percentuale di pazienti oncologici, anche giovanissimi, nel territorio».

L’emergenza sociale. Segnalano la condizione di estremo disagio delle cinque famiglie che vivono ancora all’interno del campo rom (dieci adulti e venti minori), senza luce e senza acqua, e denunciano la presenza di «ben 16 micro campi rom privati e non normati, quasi tutti situati in terreni agricoli e alluvionali nei quali vige l’assoluto divieto di edificabilità».

In merito allo smaltimento dei rifiuti sollecitano verifiche su eventuali bandi pubblici e verifiche sulla legittimità di eventuali incarichi diretti alle ditte che dovessero occuparsi del servizio. Chiedendo infine che ci sia «una gestione diretta dei fondi pubblici che saranno destinati allo smaltimento dei rifiuti e al risanamento del territorio».

Un mese fa, il comitato dei cittadini aveva lanciato l’allarme sull’emergenza ambientale e igienico sanitaria dovuta alla presenza di montagne di rifiuti a Sa Corroncedda, ma anche nell’ex campo rom di Colcò e lungo le complanari. Una battaglia che si preannuncia lunga.

«Il costante interesse del comitato che cerca risposte concrete e verificabili, non finisce qui», avvertono i cittadini. Che firmano il terzo esposto.

L’inchiesta della Procura. Intanto procede spedita l’inchiesta del procuratore Gregorio Capasso e del sostituto procuratore Nadia La Femina volta ad accertare e definire le responsabilità e le condotte che hanno portato all’emergenza di Sa Corroncedda, trasformata in una maxi discarica a cielo aperto con presenza di rifiuti anche pericolosi e speciali, dove incombe pesantemente l’allarme inquinamento. Da venerdì scorso l’area è sotto sequestro preventivo e sotto controllo 24 ore su 24 per impedire l’accesso a chiunque non sia autorizzato (l’ingresso è consentito solo alle famiglie rom che ancora vivono lì), stoppando l’abbandono di ulteriori carichi di rifiuti.

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