La Nuova Sardegna

Olbia

Abusi edilizi a villa Nizzi il nodo è sempre la cantina

di Tiziana Simula
Abusi edilizi a villa Nizzi il nodo è sempre la cantina

Il tribunale del riesame ha depositato le motivazioni del dissequestro parziale Da decidere la sorte del seminterrato trasformato in appartamento abitabile

05 dicembre 2019
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OLBIA. Otto pagine di motivazioni molto tecniche, a dimostrazione che la materia non è facile e che è stata ponderata e valutata attentamente dalle parti: investigatori, procura e giudici. Il tribunale del Riesame ha depositato le motivazioni sul dissequestro parziale della villa a Golfo Aranci del sindaco Settimo Nizzi, sigilli scattati per presunti abusi edilizi su richiesta del procuratore Gregorio Capasso e disposti dal gip del tribunale Caterina Interlandi. La Procura contestava al sindaco di aver costruito con concessione scaduta, di averlo fatto in una lottizzazione sottoposta a vincolo idrogeologico, di aver cambiato la destinazione d’uso della cantina, trasformata in un appartamento, e di non aver rispettato le prescrizioni per i colori della piscina. Il tribunale del Riesame ha annullato parzialmente il decreto di sequestro ritenendo l’impugnazione proposta dai difensori di Nizzi, gli avvocati Sergio Deiana e Leonardo Salvemini, «parzialmente fondata». Resta sotto sequestro il seminterrato. Che, stando alle accuse, confermate anche dal Riesame, da cantina sarebbe stato trasformato in un locale abitabile dotato di cucina, stanza e bagno. A Nizzi viene contestato il cambio di destinazione d’uso. La giurisprudenza proposta dai difensori non è stata condivisa dal Riesame che evidenzia come «il locale seminterrato risulta rifinito con pavimentazione, intonaci, impianto elettrico e idrico, impianto di condizionamento e di una cucina attrezzata, evidentemente inutili per un locale cantina, la cui realizzazione appare dimostrativa di una modifica della destinazione d’uso, non solo funzionale ma materiale», scrivono i magistrati (presidente Salvatore Marinaro) nelle motivazioni. Diverso il carico urbanistico tra cucina e cantina, dunque. Il resto dell’immobile è stato dissequestrato perché mancano, in sostanza, le prove che i lavori siano cominciati dopo la scadenza del permesso di costruire e quindi il tribunale ha ritenuto verosimile che siano iniziati entro la scadenza. Sulla questione del vincolo idrogeologico, i giudici hanno detto che è stato esibito il nullaosta. Quindi l’autorizzazione c’è. Resta ora da capire come si muoverà la Procura. Se impugnerà o meno in Cassazione sul dissequestro dell’immobile. E come, sul fronte opposto, si muoverà la difesa sulla conferma dei sigilli nel seminterrato. «Le motivazioni del tribunale rispecchiano le previsioni – dicono gli avvocati Deiana e Salvemini – . I giudici hanno compiuto una prodigiosa opera ricostruttiva della fattispecie che si caratterizzava per l’estremo tecnicismo e la molteplicità degli aspetti oggetto del giudizio. Nei prossimi giorni decideremo se impugnare o meno».

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