La Nuova Sardegna

CALANGIANUS. “La scuola debullizzata” è un progetto triennale che l'istituto comprensivo "Ines Giagheddu" di Calangianus con l’aiuto dell’Auser e dell’associazione “Peppino Impastato” di Tempio vuole realizzare coinvolgendo per un triennio quel che ora sono le prime classi della scuola secondaria di Luras e Calangianus. L’incontro di presentazione è stato aperto dalla vicepreside Fiammetta Russo e dal saluto del sindaco Fabio Albieri. Ha parlato sui contenuti e ha proposto la metodologia l’educatore Salvatore Bandinu autore di alcuni libri (“La scuola debullizzata”; “I dolori del giovane bullo”) che con molto realismo ha tenuto a precisare che «se una scuola offre un incontro con un esperto il problema del bullismo sia risolto perché l’esperto va via e il problema resta. Occorre invece prendere coscienza che il bullismo è un problema serio, è presente anche se non se ne prende atto. Il compito dell’esperto è illuminare le zone d’ombra ma poi i protagonisti diventano alunni e professori».

Salvatore Bandinu si è soffermato sugli attori del fenomeno bullismo: il bullo, la vittima, i gregari, gli spettatori; ha spiegato il bullismo diretto e indiretto ha parlato di cultura mafiosa, vera e propria piaga nazionale, che non è solo quella armata che uccide. Bello vedere gli alunni prendere appunti, e sollecitati, senza imbarazzo sollevare la mano quando Bandinu ha chiesto «chi di voi ha subito anche piccole azioni di bullismo o siete stati spettatori passivi di atti da condannare?». Sfatati alcuni luoghi comuni: non c’è scuola in cui il fenomeno non ci sia e che il bullismo si manifesti con la classica scazzottata all'ora di ricreazione o con altre situazioni più o meno evidenti di violenza fisica.

«Non scordiamoci– ha rincarato la dose Bandinu – che sono molteplici le forme che assume questo problema e che alcune di esse sono particolarmente subdole e striscianti e lasciano segni indelebili nelle vittime e nell'intera classe». (p.z.)