La Nuova Sardegna

Olbia

la storia in un volume  

Anche la città e i suoi figli ricordano il maresciallo Orlando Selis

Anche la città e i suoi figli ricordano il maresciallo Orlando Selis

OLBIA. Nella giornata della memoria, anche molti olbiesi ripensano intensamente e con una stretta al cuore a Orlando Selis, morto nel 1945 nel lager di Mauthausen. Era di Usini, era un maresciallo...

26 gennaio 2020
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OLBIA. Nella giornata della memoria, anche molti olbiesi ripensano intensamente e con una stretta al cuore a Orlando Selis, morto nel 1945 nel lager di Mauthausen. Era di Usini, era un maresciallo dei carabinieri e venne deportato da Cuneo nell’agosto del 1944. Il Comune di Cervere, dove aveva prestato servizio dal 1938 al 1942, gli ha conferito la cittadinanza onoraria nel 2013 e quello stesso anno Usini ha intitolato anche a lui i giardini del paese. Domani, Orlando Selis, sarà ricordato con grande commozione ancora una volta, a Usini (ore 18,45, auditorium comunale Mauro Cuccuru): verrà presentato un volume dedicato a lui, alla sua storia, alla sua vita, alle sue lettere. Tante lettere (58) che lui scriveva alla sua famiglia, con mittente generico (“Germania”), senza dettagli sui luoghi dai quali venivano spedite, severamente sottoposte a censura e riportanti solo belle notizie. Niente, tra quelle righe, conteneva notizie sulla vita dei campi e sulle tragedie che i deportati vivevano. «Il 20 giugno 1945 - ricorda la nipote Daniela, aggrappata ai racconti che le ha fatto suo padre Gianfranco - venne consegnata una lettera a mia nonna Eletta: “Sto bene, sono libero e attendo rimpatrio”». Ma Orlando Selis era già morto da cinque giorni e alla moglie venne detto ufficialmente solo il 25 giugno 1945.

Orlando Selis si sposò nel 1938 con Eletta Pilighitta. Nel 1940 nacque Gianfranco e nel 1943 Paolo, poco dopo la deportazione. Lui, infatti, non conobbe mai il padre. Entrambi i figli si sono trasferiti a Olbia da molto tempo. Gianfranco è arrivato nel 1961, Paolo e la madre (che si è poi risposata con Nicolino Fiori) nel 1980.

La famiglia Selis, ha saputo solo negli anni ’70 dove fosse stato sepolto Orlando: una lapide esclusiva a Mauthausen, non una fossa comune. Per avere più notizie possibili, si erano attivati (su richiesta del figlio Gianfranco) i carabinieri dii Olbia che avevano svolto ricerche consultando la documentazione al museo storico dell’Arma di Roma.

«Siamo grati a tante persone, per ciò che hanno fatto, per la loro infinita attenzione - dice la famiglia Selis -: a partire dai sindaci di Usini. Achenza prima e poi Brundu, all’attuale vice sindaco Giovanni Antonio Sechi, per arrivare al maresciallo Caneo. La loro sensibilità e il loro impegno hanno portato alla stesura del volume. Ma siamo grati anche alla capofamiglia Eletta, che ha fatto in modo di trasmettere l’incredibile storia di un padre, suo marito Orlando, prima di tutto ai loro figli Paolo e Gianfranco. Quest’ultimo ha fin da subito custodito i cimeli di casa trasmettendo ai più giovani di famiglia ricordi e sentimenti indelebili, facendo in modo che nulla andasse perduto».

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