La Nuova Sardegna

Olbia

Voto popolare il 7 giugno dubbi sui tempi e l’iter

di Serena Lullia
Voto popolare il 7 giugno dubbi sui tempi e l’iter

Il sindaco Lai: «La legge Delrio vieta l’elezione diretta per gli enti intermedi» Il commissario Fois: «Non credo che i vecchi Consigli pletorici siano ancora utili»

13 febbraio 2020
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OLBIA. Il day after dell’inebriante cerimonia per la rinascita della soppressa provincia Olbia-Tempio, porta con sé riflessioni e analisi. La Regione, con la voce sicura dell’assessore Quirico Sanna, ha fatto tre annunci da applausi. La reistituzione dell’ente soppresso dal referendum nel 2012. Le elezioni il 7 giugno. Il voto popolare. Tutte notizie felici per il territorio che insegue l’autonomia perduta. Ma su timing e procedure sorgono i primi dubbi. Anche di legittimità. La legge di riordino degli enti locali dovrà arrivare in commissione regionale Autonomia a marzo; poi servirà il voto del Consiglio delle autonomie e del Consiglio regionale. C’è poi l’ombra della legge nazionale Delrio che prevede elezioni di secondo livello per le province. Non voto popolare, ma di sindaci e consiglieri.

Tempi stretti. Dopo 24 ore di riflessione, il sindaco di Loiri Porto San Paolo, Francesco Lai, allunga la lista delle perplessità sollevate dal sindaco di Padru, Antonio Satta. Non sulla reistituzione della provincia autonoma, di cui resta appassionato sostenitore. «Auspico la nascita della provincia del nord est nel più breve tempo possibile – afferma Lai –. Sono e sarò un sostenitore del voto popolare, in attuazione dei principi minimi di democrazia. Ma mi sembra un sogno che si possa ottenere tutto entro il 23 aprile, per poi votare il 7 giugno come comunicato dall’assessore Sanna. La legge prevede che 45 giorni prima si convochini i comizi elettorali. Si deve ottenerte il via libera della commissione Autonomia, poi del Cal e infine affrontare il ginepraio del Consiglio».

Elezioni dirette illegittime. Lai solleva poi una ulteriore perplessità. Sulla legittimità del voto diretto. «A livello politico concordo assolutamente sulla necessità di avere elezioni di primo livello, in cui i cittadini scelgono la composizione del Consiglio provinciale, per non incorrere in un assemblea dei sindaci che ragioni troppo “pro comune” e non “pro area vasta” – aggiunge Lai –. Ma non si può non tenere conto della cosiddetta Legge Delrio, superata solo di fatto dalla mancata approvazione del referendum ma tutt’ora vigente. Prevede elezioni di secondo livello, Quindi, e aggiungo purtroppo, non potranno essere i cittadini a votare se si riuscisse a indire le elezioni il 7 giugno. La sentenza 168 del 2018 della Corte Costituzionale non ammette deroghe neanche per le regioni a statuto speciali. Quindi per essere concreti, e ottenere la nuova provincia che tutti auspichiamo, con votazioni a suffragio universale, sono necessarie modifiche alla legge regionale Erriu a alla legge Delrio entro il 23 aprile. L’auspicio è che ci riesca. E troverà i sindaci galluresi e del Monte Acuto uniti nella battaglia contro il tempo, oltre che contro la burocrazia».

No all’ente clone. Di diversa natura le perplessità sollevate dal commissario della provincia di Sassari, Pietrino Fois, Riformatori. «Sono convinto che un unico amministratore serva fino a un certo punto – afferma –. Ma, e me ne assumo la responsabilità perché credo in quello che dico, non so quanto servano Consigli pletorici come esistevano prima. Vi faccio un esempio. Quanti si sono accorti che in Consiglio regionale siamo passati da ottanta a sessanta componenti? Il Consiglio continua a lavorare, forze anche meglio di prima. Dal momento che la Regione prepara una legge di riordino complessiva degli enti locali, dico all’assessore Sanna: proviamo a essere innovativi. A creare un ente più snello che possa incidere meglio e prima sui problemi».

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