La Nuova Sardegna

Olbia

Unioni dei comuni addio, il no è bipartisan

di Serena Lullia
Unioni dei comuni addio, il no è bipartisan

La proposta della Regione non piace. Lai, Nieddu e Addis: «I nostri enti funzionano e sono virtuosi»

15 febbraio 2020
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OLBIA. Il loro destino ricorda un po’ quello delle province. Divise tra sostenitori e detrattori. Tra chi le considera enti inutili e chi le ha fatte diventare piccole eccellenze. Per l’assessore regionale agli Enti locali, Quirico Sanna, le Unione dei comuni vanno cancellate. Al massimo possono sopravvivere su base volontaria. Il loro futuro sarà contenuto nella legge di riordino degli enti locali che prevede la reistituzione della provincia di Olbia-Tempio. Il no al Sannapensiero sulla fine delle Unioni è bipartisan.

Unioni volontarie. «Le Unioni dei Comuni, quelle che funzionano, potranno farlo su base volontaria, non su base obbligatoria. Perché in alcune piccole realtà hanno sottratto personale agli enti locali. Quindi non funzionano né i comuni né le Unioni – ha detto l’assessore Sanna –. Alcune hanno lavorato bene, è vero, ma le altre si sono dimostrate un gran fallimento». La sfortuna dell’assessore Sanna è crocifiggerle questi enti davanti ai sindaci che le hanno messo il turbo.

Eccellenze e professionalità. Francesco Lai, sindaco di Loiri, Pd, è anche il presidente dell’Unione Riviera di Gallura. Mette insieme Loiri, San Teodoro, Budoni, Golfo Aranci. Qualche settimana fa ha ottenuto 195mila euro dal Fondo unico regionale. «Le Unioni sono nate per fare servizi associati tra comuni e non per avere competenze di area vasta come le province – spiega Lai –. Servono per ottimizzare i costi e far risparmiare gli enti locali. Non sono carrozzoni che comportano un aumento della spesa pubblica. I rappresentanti politici ne fanno parte in modo gratuito. La nostra Unione funziona bene. Il Suape, lo sportello per le Attività produttive è un punto di riferimento per il territorio costiero a sud di Olbia. Ok quindi all’adesione volontaria alle Unioni, a patto che venga garantito l’accesso al Fondo unico, premio per gli enti che lavorano e fanno servizi associati».

Più risorse. Sulla stessa linea il sindaco di Berchidda, Andrea Nieddu, Riformatori, presidente pro-tempore della Comunità montana Monte Acuto. Che con l’Unione Riviera ha portato a casa oltre 17milioni di euro dalla Programmazione territoriale. «La nostra è una esperienza positiva – conferma –. Un risultato ottenuto con due dipendenti a tempo determinato stabilizzati da poco e un dirigente. Il problema delle Unioni è che per ottenere risultati bisogna avere gambe e muscolatura. Che significa la moltiplicazione di risorse, umane e professionali. Comunità montane e unioni non possono assumere. Ci sono norme di contabilità pubblica che limitano le assunzioni».

Insieme si fa bene. Anche il vicesindaco di Tempio, Gianni Addis, Udc, difende l’Unione Alta Gallura di cui fa parte. «Alcune Unioni non funzionano, altre però sono virtuose e rispondono alle esigenze pratiche dei territori. Nel nostro caso ci hanno aiutato nel servizio di nettezza urbana. La Centrale unica di committenza funziona e a breve anche il servizio civile nazionale sarà gestito in forma associata. Le competenze delle province sono altre. Capisco qualche riserva dell’assessore Sanna, ma spero che il legislatore possa valutare positivamente i casi virtuosi e continuare a garantire l’accesso alle risorse».

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