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Olbia

le proteste a murta maria 

Allarme discarica: «Nessun intervento contro l’inquinamento»

Allarme discarica: «Nessun intervento contro l’inquinamento»

OLBIA. Discarica e inquinamento, il caso Spiritu Santu continua a far discutere i cittadini di Murta Maria e quelli di Porto San Paolo, soprattutto alla luce dei progetti di anmpliamento del sito da...

16 febbraio 2020
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OLBIA. Discarica e inquinamento, il caso Spiritu Santu continua a far discutere i cittadini di Murta Maria e quelli di Porto San Paolo, soprattutto alla luce dei progetti di anmpliamento del sito da parte del gestore, il consorzio industriale Cipnes. «Come già evidenziato dal comitato di Murta Maria, dai cittadini della frazione e da quelli di Porto San Paolo – dice Angelo Romanelli, residente a Murta Maria – il carico di contaminazione derivante dal grave inquinamento di Spiritu Santu è allo stato, cronico, diffuso e in progressivo peggioramento. Gli elementi chimici presenti nel terreno e nell’ambiente risultano pericolosi per la salute delle persone e per l’integrità dell’ambiente. Il carico di maggiore di inquinamento proviene proprio dall’impianto gestito dal Cipnes». «Le indagini analitiche – aggiunge Romanelli – riportate nella “relazione descrittiva” depositata al Comune di Olbia nel novembre 2018, riporta nello specifico “eccedenze” di contaminazione con superamento dei parametri da parte di numerosi elementi tossici e/o cancerogeni. I superamenti sono stati registrati a partire dal 2013 fino al 2018. I numerosi finanziamenti erogati dalla Regione per disinquinare il sito non sono stati quindi sufficienti per la realizzazione di opere per arginare le infiltrazioni nel suolo e nell’ambiente dei materiali testati quali nocivi per la salute dei cittadini, per la fauna e per lo stesso ambiente. Nulla è stato realizzato, fra l’altro, per abbattere le emissioni odorose sgradevoli provenienti dal sito». «Il Cipnes – ancora Romanelli – mette in guardia su “Nuovi costi d’investimento stimati per la necessaria realizzazione delle innovazioni dell’impiantistica consortile e dei crescenti quantitativi di percolato da smaltire”. Il tutto in base al “piano di adeguamento” della spesa di bonifica della discarica consortile. Cioè, in pratica, si prevede già che le tonnellate di rifiuti vengano incrementati sempre di più, magari fornendo aiuti anche alle altre regioni italiane che non riescono ordinariamente a smaltire in proprio i rifiuti locali e il percolato. Quindi insieme ai rifiuti crescerebbero anche i finanziamenti pubblici e quelli derivanti dai conferimento dei rifiuti stessi, per l’incarico per la bonifica. Ma non sarebbe stato meno oneroso e più idoneo chiudere il sito inquinato e aprirne uno nuovo lontano da un parco marino e realizzato a norma di legge?».

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