La Nuova Sardegna

Olbia

«Chi sbaglia viene punito ma il fine è rieducativo»

«Chi sbaglia viene punito ma il fine è rieducativo»

Il consiglio di istituto interviene sul caso dell’alunno che ha lanciato banco e sedia «La discussione e l’intervento spettano solamente alla scuola e alla famiglia»

23 febbraio 2020
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OLBIA. «La violazione alle norme di convivenza civile e al rispetto per le persone e le cose è stata e sarà sanzionata, come è sempre avvenuto per i responsabili di violazioni delle regole di condotta. Ma il solo fine è rieducativo e riabilitativo, come parte integrante del processo di crescita dei ragazzi di cui siamo responsabili come scuola, insieme alle famiglie».

Un concetto ribadito dal consiglio di istituto del tecnico Deffenu dopo gli atti di vandalismo avvenuti in una classe lo scorso 12 febbraio. Un alunno, davanti ai compagni, aveva lanciato (ed era stato filmato) un banco e una sedia da una parte all’altra dell’aula. Ed è stato punito con la sospensione sino alla fine dell’anno.

Ora l’organismo scolastico presieduto dalla dirigente Salvatorica Scuderi e composto da docenti, alunni, rappresentanti dei genitori e del personale Ata, interviene ufficialmente. Dice, in sostanza, che chi ha un comportamento sbagliato deve pagare per essere rieducato, ma sottolinea nello stesso tempo che «non si può giudicare o condannare un intero sistema scolastico», «perché bisogna riconoscere le responsabilità che ognuno di noi deve avere come famiglia, come scuola e come società».

«E’ buona norma, consuetudine e prassi consolidata da un preciso regolamento scolastico, che ogni intervento educativo - scrive il consiglio d’istituto - coinvolga solo le persone interessate: il consiglio di classe (o il consiglio di istituto per motivi più gravi), i genitori e l’alunno che ha violato la condotta. In questo caso, dimenticando probabilmente che si parla di ragazzi minorenni e trascurando l’urgenza educativa a cui dovrebbe mirare qualsiasi intervento da parte degli adulti, l’effetto prevalente dell’esposizione mediatica data alla vicenda è stato di definire vandali e teppisti adolescenti che hanno sì sbagliato, ma la cui sanzione disciplinare è stata e sarà ulteriormente motivo di discussione e intervento da parte di chi ha la responsabilità educativa per farlo: la famiglia e la scuola».

Secondo il consiglio di istituto «nel processo di crescita formativa nessuna norma educativa prevede né la gogna mediatica né l’esposizione a giudizi superficiali e definitivi su ragazzi che stanno crescendo e si stanno formando e, tanto meno, su una scuola che ha oltre 900 iscritti, tra cui la maggioranza costituita da ragazzi meritevoli, educati e responsabili con famiglie partecipi e corresponsabili del processo formativo dei loro figli. Il riverbero mediatico non tiene conto del lavoro responsabile e professionale di tutti gli operatori educativi della scuola e dell’importanza che ha il nostro istituto nel tessuto sociale e formativo del territorio. C’è un’emergenza educativa che ci coinvolge come scuola, famiglia e società ma al fine di creare anche un processo solidale e integrato che metta in campo ogni strategia per proteggere e curare i nostri ragazzi, formarli, renderli cittadini responsabili e consapevoli. La Scuola è solo lo specchio che riflette e filtra, spesso e purtroppo, le carenze formative di questi ragazzi che traspaiono da un’educazione non adeguata». (s.p.)

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