La Nuova Sardegna

Olbia

Mascherine “pericolose” vendute nel retrobottega

Mascherine “pericolose” vendute nel retrobottega

Due sartorie nei guai, per una c’è anche l’aggravante della frode in commercio:  spacciava sul mercato del web le protezioni in tessuto come “anticoronavirus”

15 marzo 2020
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OLBIA. Una finta chiusura. Perché in realtà, quei negozi, continuavano a operare nel retrobottega. Quattro le attività commerciali che non rispettavano le prescrizioni contenute nei decreti del presidente del Consiglio dei ministri, tra cui due sartorie di Olbia. Per una c’è anche l’aggravante della frode in commercio: cuciva e vendeva mascherine (sulle quali veniva pure spruzzato del disinfettante) spacciandole sul marketplace del web come “anti-coronavirus”. A bloccare l’attività illegale è stato il gruppo della guardia di finanza di Olbia guidato dal capitano Carlo Lazzari, i cui uomini hanno svolto un’attività di controllo, in collaborazione con le altre forze dell’ordine, finalizzata a verificare l’osservanza del divieto di assembramenti di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico e di apertura di esercizi commerciali che non forniscono beni di prima necessità. Alla fine, sono state denunciate quattro persone: si tratta dei titolari di due sartorie a Olbia (una in via Imperia e l’altra in via Sicilia), di una cartoleria di Calangianus e di una rivendita di articoli vari a Porto Torres.

Le due sartorie sono state entrambe sanzionate per non aver rispettato l’articolo 650 del codice penale continuando a operare nonostante l’obbligo di chiusura e vendendo le mascherine in tessuto. Ma la sartoria di via Imperia è andata oltre: «Oltre a produrre mascherine di stoffa non certificate e pertanto potenzialmente pericolose», come si legge in un comunicato diffuso dal comando della guardia di finanza, «pubblicizzava su un noto social network la produzione artigianale di “mascherine anti-coronavirus” aggiungendo il numero di cellulare per le commesse di produzione». I finanzieri sono intervenuti proprio nel momento in cui un cliente stava acquistando la mascherina ed ecco perché la titolare della sartoria è stata anche denunciata per frode nell’esercizio del commercio. Sequestrate anche una ventina di mascherine pronte per essere vendute (pare al prezzo di 10 euro l’una) oltre al denaro ritenuto provento di questo affare.

Sarà la Prefettura a questo punto, a seconda delle violazioni commesse, a decidere - nel momento in cui l’emergenza sanitaria finirà -, per quanti giorni ancora le attività commerciali dovranno restare chiuse (si va dai 5 ai 30 giorni). Per quanto riguarda la cartoleria di Calangianus, è stato contestata la violazione all’articolo 650 del codice penale in quanto questa non è un’attività che vende anche giornali.

«L’azione della guardia di finanza - chiude la nota del Comando provinciale - continuerà costantemente in tutta la provincia assicurando sostegno alla cittadinanza e ogni necessario supporto all’autorità di pubblica sicurezza». (s.p.)

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