La Nuova Sardegna

Olbia

lo stop alle attività didattiche 

«I docenti del progetto Iscol@ sono rimasti senza lavoro»

di Giuseppe Pulina

TEMPIO. Tra i firmatari ci sono anche tanti docenti della Gallura. Con una petizione, che li vede uniti agli altri colleghi sardi, si rivolgono ai vertici della Regione perché siano ascoltate le loro...

29 marzo 2020
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TEMPIO. Tra i firmatari ci sono anche tanti docenti della Gallura. Con una petizione, che li vede uniti agli altri colleghi sardi, si rivolgono ai vertici della Regione perché siano ascoltate le loro ragioni. Si tratta di quel piccolo esercito di insegnanti (trecento, un numero però per niente esiguo) che è stato “arruolato” per il progetto Iscol@. A causa del decreto che ha interrotto le attività didattiche si ritrovano tutti senza lavoro. Non gli viene concesso di praticare la didattica a distanza adottata per dare continuità e validità all’anno scolastico in corso. E così il loro impegno professionale negli istituti isolani di primo e secondo grado si è bloccato.

In pratica, è dal 4 marzo che il servizio delle loro singole attività didattiche di supporto agli studenti non viene più erogato. E questo è ciò che i firmatari della petizione considerano un’ingiustizia.

Tra i principali destinatari della petizione ci sono il presidente della Regione, Christian Solinas, il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, e l'assessore della Pubblica istruzione, Andrea Biancareddu. A loro viene chiesto un intervento rapido per garantire occupazione e il mantenimento di un servizio didattico ideato per essere d’aiuto all’attività ordinaria.

Gli insegnanti di Iscol@ chiedono un trattamento non difforme da quello usato nei confronti del resto del corpo docente. In particolare, vorrebbero tenere le lezioni in teledidattica, avere diritto al recupero delle ore perse e vedersi riconosciuto il punteggio delle prossime graduatorie.

Nella petizione si legge che «il blocco dell'attività, qualora dovesse comportare il mancato riconoscimento dell'annualità di servizio, diventerebbe un enorme svantaggio rispetto ai colleghi di terza fascia che, casualmente, hanno scelto la supplenza normale e quindi un danno per il nostro futuro personale e professionale». Chiedono, inoltre, di venire retribuiti nel rispetto dei termini contrattuali previsti: «Molti di noi continuano a ricevere convocazioni per supplenze. Tuttavia, non possiamo dare la nostra disponibilità perché abbiamo firmato un contratto per l’intera annualità didattica. La nostra posizione contrattuale non è chiara né a noi stessi né alle amministrazioni scolastiche. Siamo fermi e non possiamo accettare altre opportunità». Una vera beffa per chi ha creduto di fare la cosa giusta aderendo con entusiasmo al progetto.



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