La Nuova Sardegna

Olbia

Il Mater-Covid hospital subito al lavoro

di Stefania Puorro
Il Mater-Covid hospital subito al lavoro

Già da oggi la “zona rossa” è operativa e può ospitare i pazienti. Il direttore sanitario Pietro Grasso illustra la riconversione

30 marzo 2020
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OLBIA. Il Mater Olbia-Covid hospital è operativo. E da oggi scende in campo per dare il suo contributo in questa grande sfida sanitaria. Così come stabilito dalla Regione, può accogliere e curare i pazienti colpiti dal Coronavirus. All’interno dell’ospedale è stata completamente isolata tutta la zona rossa: quella che ospita la terapia intensiva e l’area nella quale ci sono i 16 posti letto per coloro che non hanno bisogno della rianimazione. Creata anche una netta separazione con l’ala no-Covid. Tutto è regolamentato, anche con la cartellonistica.

Il direttore sanitario. È Pietro Grasso, direttore sanitario del Mater Olbia, a illustrare la riconversione attuata e a spiegare ogni passaggio. «Innanzitutto stanno proseguendo i corsi di vestizione e svestizione del personale: una procedura delicata e complessa. Si deve provare e riprovare, perché non si possono e non si devono commettere errori. Ma ci siamo anche occupati di gestire le interfacce (tutte presidiate) tra la zona rossa e i servizi di supporto: sterilizzazione, mensa, gestione dei rifiuti, laboratorio analisi e altri ancora».

Le squadre in campo. Tutto il personale è stato coinvolto: primari, medici, infermieri, tecnici e Oss. «Nel reparto di terapia intensiva lavoreranno sette anestesisti, 12 infermieri professionali e 6 Oss. Nel reparto Covid, che ospiterà i pazienti che non hanno bisogno di terapia intensiva, opererà un gruppo di una decina di medici che si avvicenderanno giorno e notte, oltre a 12 infermieri professionali e 6 Oss. A questi - dice ancora Pietro Grasso - si aggiungono altre figure professionali della Radiologia, della sala operatoria e dell’Endoscopia digestiva».

I percorsi. Blindati tutti i percorsi interni, ma stabiliti anche quelli che dovranno fare le ambulanze. «Abbiamo curato tutto nei minimi particolari - continua Pietro Grasso - e lo abbiamo fatto anche attraverso procedure scritte».

Le preoccupazioni. Ma anche al Mater, come in molti altri ospedali, non si nasconde la preoccupazione legata alla mancanza di dispositivi di protezione e del macchinario per fare i tamponi. «I dispositivi di protezione individuale - va avanti il direttore sanitario - sono sufficienti per un breve periodo, ma abbiamo comunque già inoltrato le richieste. Non solo: il Mater Olbia dispone di tutti i farmaci necessari per le terapie antibiotiche ma siamo in attesa che ce ne forniscano altri specifici. E poi il laboratorio analisi: è attrezzatissimo, ma manca la macchina per fare i tamponi. Un apparecchio essenziale per i pazienti e per il personale».

L’infettivologo. Una necessità, questa, sottolineata anche dall’infettivologo Stefano Vella, medico e scienziato di fama internazionale, che il Policlinico Gemelli ha inviato in missione al Mater Olbia come coordinatore scientifico mettendolo a disposizione della Regione per le sue competenze. Tanto che il presidente Christian Solinas lo ha voluto nel comitato scientifico ristretto che darà un prezioso supporto alla Sardegna per far fronte a questa grave emergenza. Lo stesso Stefano Vella, che ha sottolineato più volte l’importanza del distanziamento sociale «in quanto è l’unico farmaco su cui oggi possiamo contare», ha anche detto, però, quanto l’isolamento sia difficile dove si vive in comunità. Come le case di riposo. Nelle quali, in Sardegna, sono stati numerosi i casi di contagio e i decessi. «Nelle case di riposo - ha rimarcato Vella - è facile che il virus si trasmetta. Non è altrettanto facile creare l’isolamento, anche perché spesso si tratta di persone anziane e sole. Il distanziamento sociale si può fare rimanendo nella propria casa, ma molti ospiti di queste strutture una casa non ce l’hanno o hanno le famiglie lontane».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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