La Nuova Sardegna

Olbia

Coronavirus, Palau: «Da Bitto niente festa dei 50 anni, ma non ci arrendiamo»

Walkiria Baldinelli
Coronavirus, Palau: «Da Bitto niente festa dei 50 anni, ma non ci arrendiamo»

Lo storico ristorante risponde al Covid con le specialità a domicilio. Da Marco Tardelli ai militari della ex base Usa: ai suoi tavoli tanti ospiti illustri

18 aprile 2020
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PALAU . Il 2020 doveva essere l’anno dei festeggiamenti per il ristorante-pizzeria da Bitto, che compie i suoi primi 50 anni. Invece l'emergenza Covid-19 costringe lo storico locale a rinviare le celebrazioni per concentrarsi su un servizio alternativo: la consegna a domicilio delle specialità della “casa”. Mezzo secolo di attività familiare nella centrale via Nazionale, oggi portata avanti dalla titolare, Maria Sole Calandruccio, 38 anni, figlia di Fabrizio, noto Bitto (morto vent’anni fa). È supportata da sua mamma e dal fratello Fabrizio. «All’epoca gestivo una pizzeria-tavola calda – racconta emozionata Lucia Varrucciu -. L’incontro con Bitto ci fece fare un cambio di passo: da locanda a ristorante nel centro di Palau. Allora lungo questa via c’erano solo tre ristoratori. E la stagione piena durava sei mesi».

Quando conobbe Lucia, Bitto, originario di Roma, gestiva una boutique nella capitale. Decise di trasferirsi nel centro gallurese negli anni d’oro del turismo sull’isola. Il ristorante divenne un punto di riferimento per le serate mondane di personaggi famosi, compresi quelli del mondo del calcio. Da Marco Tardelli a Renato Zaccarelli a Giancarlo Antognoni, Mauro Della Martira e tanti altri. «Venivano a cena da noi durante le vacanze in Costa Smeralda – racconta Lucia, mentre sfoglia un vecchio album di foto -. Il locale era sempre affollato, anche di americani, dal 1978 al 2007. Organizzavano molte feste qui, compleanni, battesimi». Il 25 gennaio 2008 ha segnato la fine di un’epoca per la Sardegna: La Maddalena non è più una base d’appoggio per i sottomarini della Us Navy. Ammainata la bandiera a stelle e strisce, prende forma, ma poi si sgretola, il sogno della riconversione con il mancato summit G8. «C’era un bel via vai di tecnici e operai – racconta Lucia -, eravamo convinti di realizzare il sogno di una rinascita economica e turistica. Tutto svanito. Ma ancora una volta ci siamo rimboccati le maniche».

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Ora l’ostacolo Covid-19: «La nostra società familiare porta avanti l’attività anche in questo periodo d’emergenza sanitaria. Non ce la siamo sentita di chiudere i battenti proprio nell’anno in cui avremmo dovuto festeggiare i cinquant’anni». E così le specialità vengono consegnate a domicilio. «Il forno a legna è una delle nostre peculiarità – spiega -. Non abbiamo voluto rinnovare il nostro menù classico. I piatti più richiesti sono i primi ai frutti di mare, spaghetti alle vongole, tagliolini all’astice. Frittura mista, ma anche i piatti della cucina tipica gallurese: suppa cuata, chiusoni, puligioni. E pizze, richieste anche a pranzo. Offriamo un servizio a domicilio, tenere aperta l’attività è un modo per mantenere unita la comunità in in momento di sofferenza generale. In attesa di una rinascita».
 

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