Calcio
I medici di “seconda linea”: pure noi lottiamo e curiamo
di Giuseppe Pulina
Intervento dei camici bianchi dell’ospedale e del territorio: siamo dimenticati ma lavoriamo senza sosta per la grande emergenza e per le altre patologie
29 aprile 2020
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TEMPIO. Dicono di operare in “seconda linea” e si autodefiniscono i “Cerusici del so di non sapere”, formula autoironica e un po’ cervellotica in cui si raccoglierebbero i medici ospedalieri e di Medicina generale autori di una lettera indirizzata agli organi di informazione del territorio. «In questo periodo – scrivono – pur non essendo Orgoglio di Gallura, siamo rimasti come unici difensori della vostra salute, combattendo, anzi curando, l’infezione da Coronavirus - Covid 19». Parlano di “orgoglio” probabilmente perché il termine è stato usato di recente per definire l’impegno di altri loro colleghi oggi in “prima linea” nelle regioni in cui è più alta la diffusione del virus. Al di là dell’ironia, si capisce che rivendicano attenzioni che con tutta probabilità sentono di non aver ricevuto. «In stretta collaborazione con il personale ospedaliero, infermieri, Oss, e il prezioso personale Pedus (personale addetto alla pulizia di tutti i reparti), con il sostegno dell’Ats e in sinergia con i medici di famiglia, anche loro rimasti qui con noi in seconda linea, siamo riusciti, dati alla mano e ovviamente per mera fortuna, a contenere il diffondersi del virus in questo territorio e contemporaneamente abbiamo garantito le cure per tutte le altre patologie ed emergenze che nel frattempo non si sono certamente fermate». Che il lavoro dei medici che presidiano il territorio risulti ora di straordinaria importanza è cosa chiara a tutti, ma forse non viene ribadita e ricordata abbastanza. È facile leggere nelle righe della lettera il disappunto per scelte che hanno ridotto il potenziale dell’organico. «Il nostro lavoro è stato reso ancora più difficile dalla carenza di personale e strumenti, conseguenza delle scellerate scelte della politica regionale orchestrate dal Dottor Moirano & C., ma non per questo ci siamo scoraggiati o tirati indietro». Il duro affondo precede l’elenco delle tante attività svolte. «È un elenco non esaustivo ma significativo delle attività ospedaliere di questo difficile periodo e comprende le 577 prestazioni erogate dal Pronto Soccorso, con solo 4 medici, le 100 erogate dal reparto di Chirurgia con soli 3 medici, 70 ricoveri nel reparto di medicina, 150 prestazioni del reparto di Otorino con solo 4 medici, le 120 prestazioni erogate da Ginecologia con solo 4 medici, i 150 trattamenti fisioterapici e l’attivazione della tele-riabilitazione, con solo due medici, due fisioterapisti e una logopedista, il lavoro ininterrotto del laboratorio analisi con due medici, un’infermiera e sei tecnici, le 753 prestazioni di Radiologia con 7 medici e 7 tecnici, l’attività della Dialisi, che ha fatto registrare un incremento delle prestazioni con solo due medici e sei infermieri, senza tralasciare il lavoro imponente della nostra direzione sanitaria, con un solo medico». Numeri che dicono quanto sia duro lavorare soprattutto oggi in ospedale con tutte le ristrettezze e i limiti imposti dai protocolli anti-covid. Un lavoro che fa capire che non esistono seconde linee o retroguardie meno coinvolte. «L’alto valore dei nostri risultati non pare degno dell’attenzione dei media e delle associazioni a difesa dei cittadini, sempre molto attive sui social, ma ci sentiamo in dovere di affermare a gran voce che è la riconoscenza di quanti in questo periodo hanno potuto constatare personalmente il nostro impegno a rappresentare il nostro intimo e sincero orgoglio».