La Nuova Sardegna

Olbia

Fiumi di droga in Gallura i boss restano in carcere

di Tiziana Simula
Fiumi di droga in Gallura i boss restano in carcere

La decisione del Riesame per i fratelli Salerno ritenuti a capo dell’organizzazione La difesa ricorre in Cassazione. Nell’inchiesta della Dda erano finiti in cella in 15

09 maggio 2020
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OLBIA. Restano in carcere i fratelli olbiesi Francesco e Antonio Salerno, ritenuti dai carabinieri del reparto territoriale di Olbia a capo di un’organizzazione dedita al traffico di droga fra Sardegna, Campania e Calabria. Erano finiti in cella a febbraio insieme ad altre tredici persone nel corso di una maxi operazione che aveva visto in campo un centinaio di uomini, elicotteri in volo e cani antidroga, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, con indagini seguite dalla Sezione operativa del Nucleo operativo e radiomobile di Olbia. Il tribunale del Riesame di Cagliari ha rigettato la richiesta di revoca degli arresti formulata dall’avvocato Mario Perticarà, che difende i due fratelli ma anche Massimiliano Piras e Fabio Azara. Richiesta rigettata per tutti e quattro. Il difensore ha già presentato ricorso in Cassazione, insieme all’avvocato Gianluca Aste di Cagliari, per Francesco Salerno, e in questi giorni lo presenterà per gli altri tre arrestati sul presupposto che il Riesame ha omesso di motivare in ordine al trascorrere del tempo. L’inchiesta infatti risale al 2016, sono cioè trascorsi quattro anni, e il tempo trascorso va ad affievolire le esigenze cautelari. Alla Cassazione si chiede, quindi, l’attenuazione della misura cautelare in carcere. A Bancali era finito – e lì è tuttora – anche l’olbiese Lorenzo Pes, campione di motocross, commerciante di moto e titolare di un’ avviata officina meccanica. Assistito dall’avvocato Giampaolo Murrighile, si era difeso a spada tratta nell’interrogatorio di garanzia sostenendo sua totale estraneità all’inchiesta e di non conoscere neppure le persone coinvolte. L’ordinanza di custodia cautelare per i 15 finiti in carcere nell’ambito dell’operazione “Barber shop” era scattata ai primi di febbraio. Indagando sulla rapina a un pensionato di Padru che portò all’arresto del desulese Salvatore Carta, i carabinieri scoprirono un intreccio di attività illecite, alleanze e collaborazioni con organizzazioni criminali della penisola e tanta droga. Si stima che l’organizzazione riuscisse costantemente a smerciarne nella provincia di Sassari, cinque chili al mese di cocaina. A capo dell’organizzazione, secondo i carabinieri, i due fratelli Salerno. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, i due fornivano a tutti i componenti della banda delle sim card acquistate da prestanome, in modo da poter comunicare fra loro per telefono senza destare sospetti, gestivano gli acquisti di droga dai fornitori campani e calabresi e la vendita ai pusher per lo spaccio in Gallura e nel Sassarese. Insieme ai Salerno, Piras, Azara e Pes, erano stati arrestati Salvatore Carta, Fortunato Davoli, Pietro Marras, tutti di Olbia, Francesco Carta, di Sorgono, Fabio Casula, di Monti, Rosario Polverino, di Napoli, Salvatore Cuomo, residente a Pozzomaggiore, Gennaro D’Alessandro, residente a Sassari, Salvatore D’Auria, di Napoli e Vincenzo Andreacchio, di Chiaravalle Centrale.

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