La Nuova Sardegna

Olbia

Trattoria Rossi, sì al dissequestro

di Tiziana Simula
Trattoria Rossi, sì al dissequestro

Il Riesame ha accolto il ricorso della difesa e annullato il provvedimento disposto dalla Procura

12 maggio 2020
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OLBIA. Sequestro preventivo annullato. Così, hanno deciso i giudici del tribunale del Riesame di Sassari che ieri hanno accolto il ricorso presentato dai difensori di Antonio Rossi, uno dei titolari della Trattoria Rossi, che avevano impugnato il provvedimento di sequestro disposto dalla Procura sulla ripresa dei lavori di ricostruzione dello storico ristorante sulla spiaggia di Pittulongu. Due ore di discussione – da una parte l’accusa rappresentata dal procuratore Gregorio Capasso, dall’altra, la difesa costituita dagli avvocati Giuseppe Longheu e Carlo Longheu – nel corso della quale le parti hanno cercato di far valere le proprie ragioni davanti al collegio presieduto dal giudice Mauro Pusceddu. Il Riesame, alla fine, ha accolto in pieno il ricorso della difesa e annullato il sequestro preventivo che era stato disposto dalla Procura di Tempio. Le motivazioni si conosceranno nei prossimi giorni.

La difesa. I legali della famiglia Rossi hanno impugnato il provvedimento sostenendo che la piattaforma in cemento di 150 metri quadri sulla quale doveva essere ricostruito il locale, non era abusiva perché risanata nel 1989, e che la concessione edilizia era stata rilasciata in sede di conferenza di servizi. Non era stato insomma commesso nessun reato – nel fascicolo aperto dalla procura ci sono due indagati in Comune per abuso d’ufficio – e non era stato violato il piano di assetto idrogeologico, né quello paesaggistico-ambientale. Il Riesame ha accolto il ricorso ma per conoscere le ragioni che hanno portato a decidere sul dissequestro, bisognerà attendere le motivazioni.

L’accusa. A finire al centro dell’inchiesta aperta dal procuratore Capasso, l’autorizzazione rilasciata dal Comune di Olbia per la ripresa dei lavori di ricostruzione della Trattoria Rossi, demolita alla fine dell’estate scorsa con un’ordinanza dell’Ufficio tecnico comunale. Secondo la Procura, il Comune non avrebbe dovuto rilasciare la concessione per la presenza della piattaforma in cemento ritenuta abusiva e per una serie di violazioni ambientali e paesaggistiche. Così, il procuratore ha iscritto nel registro degli indagati il dirigente del settore Urbanistica Davide Molinari e il responsabile dell’Ufficio gestione del territorio Antonello Marongiu. Il pubblico ministero contesta ad entrambi l’abuso d’ufficio. Secondo la difesa – Molinari e Marongiu sono assistiti dall’avvocato Jacopo Merlini – non sarebbe stato commesso nessun abuso d’ufficio e quindi non sarebbe stato procurato ne nessun ingiusto vantaggio patrimoniale ai Rossi, né la piattaforma incriminata sarebbe abusiva perché già condonata.

La storia. Nel 2005, un incendio distrusse completamente il locale sul mare, realizzato quasi tutto in legno. I titolari, a cominciare da Antonio Rossi, non si persero d’animo e il chiosco bar ristorante fu ricostruito. Ma nel settembre di un anno fa, un’ordinanza del Comune ordinò la demolizione dell’intera struttura perché abusiva. A far scattare il provvedimento, i controlli della Capitaneria di porto sul litorale di Pittulongu e sulle attività presenti. Dagli accertamenti eseguiti dagli uomini della Capitaneria negli uffici comunali, era emerso che il nuovo locale era venuto su senza autorizzazione edilizia e senza autorizzazione paesaggistica, obbligatorie per legge. Ed era stato ricostruito in modo diverso rispetto alla struttura che esisteva prima del rogo. Da lì, l’ordine di demolizione. Che avviene regolarmente. I Rossi presentano una nuova richiesta per ripristinare il locale sulla piattaforma (risanata per la difesa, abusiva per la Procura). L’autorizzazione viene rilasciata. Ma i lavori vengono presto bloccati: scatta il sequestro e le due iscrizioni nel registro degli indagati. Per la Procura, quel via libera non doveva essere concesso.

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