La Nuova Sardegna

Oristano

La tragedia

Precipita dal montacarichi, tre indagati per la morte sul lavoro

di Enrico Carta
Precipita dal montacarichi, tre indagati per la morte sul lavoro

Coinvolti i vertici dell’azienda in cui si è verificata la tragedia. Fissata per lunedì l’autopsia

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Marrubiu Tre nomi sul registro degli indagati e l’autopsia fissata lunedì 26 maggio alle 9.30 del mattino. L’inchiesta sulla morte del 75enne di Terralba Antonio Meloni va avanti rapida ed è arrivata al punto facilmente prevedibile del coinvolgimento dei vertici aziendali della Se.Pi. Formaggi, al cui interno si è verificata la tragedia nel pomeriggio di martedì 20 maggio, e della società S5 che per la ditta di Marrubiu svolge i lavori di manutenzione degli stabilimenti e dei vari ambienti lavorativi. L’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo e riguarda Salvatore Sedda, 72 anni, imprenditore originario di Gavoi residente a Oristano che svolge il ruolo di amministratore unico dell’azienda di lavorazione e trasformazione di prodotti lattiero caseari; Gian Michele Guiso, nuorese di 35 anni, molto conosciuto a Oristano dove svolge il ruolo di consigliere comunale per il Partito Sardo d’Azione, l’azione politica è assolutamente slegata rispetto a questo caso che lo vede coinvolto in quanto amministratore unico della società S5; il terzo indagato è Pasqualino Franco Mario Angioni, 72 anni originario di Norbello e residente a Cagliari, che per gli inquirenti avrebbe avuto il ruolo di gestire lo stabilimento.

L’iscrizione sul registro degli indagati è il classico atto dovuto, preliminare all’accertamento tecnico irripetibile dell’autopsia per la quale le persone coinvolte, assistite dagli avvocati Gianfranco Siuni, legale di Gian Michele Guiso, e Massimo Macciotta che difende Salvatore Sedda e Pasqualino Franco Mario Angioni, potranno nominare a loro volta un consulente di parte che affianchi il medico legale nominato dal sostituto procuratore Marco De Crescenzo, titolare dell’inchiesta che ha disposto l’autopsia. Dalla verifica sul corpo della vittima non dovrebbero emergere particolari novità rispetto alla dinamica dell’incidente se non indicazioni sul fatto che la morte sia compatibile con la caduta dal montacarichi da un’altezza di circa otto metri. Era lì che si trovava Antonio Meloni, quando è piombato al suolo riportando quei traumi interni che, nel giro di un’ora, ne avrebbero causato la morte.

Gli ispettori dello Spresal, coadiuvati dai carabinieri, si concentrano invece sul rispetto delle norme di sicurezza in azienda. È proprio sul montacarichi che sono puntati gli occhi degli inquirenti. Le domande, che ancora non avrebbero una risposta, sono varie, ma ci si concentra sul perché Antonio Meloni sia salito lì visto che, secondo quanto sostengono i vertici aziendali, il montacarichi era fuori servizio. A conferma di ciò ci sarebbe il cartello, appiccicato con lo scotch e ben visibile sulla porta scorrevole dello stesso, per cui risulta quanto meno singolare che il dipendente della S5 abbia deciso di accedervi. Determinanti in tal senso sono considerate, oltre a una serie di documentazione già acquisita, le testimonianze di altri dipendenti delle rispettive aziende. Sono risposte che attendono anche i familiari del lavoratore che hanno deciso di farsi assistere dall’avvocata Gabriella Greco. Per loro lo svolgimento dell’autopsia avrà un valore doppio, perché con la salma sotto sequestro per ovvie esigenze investigative ancora non hanno potuto dare l’ultimo saluto al loro caro e sono sospesi in un limbo in cui il lutto si perpetua di momento in momento.

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