La Nuova Sardegna

Olbia

Aprono i bar della movida «Ma servono regole certe»

di Paolo Ardovino
Aprono i bar della movida «Ma servono regole certe»

Domani si riaccendono le luci in molti locali del centro storico e del lungomare Tra distanze e mascherine meno tavoli per i clienti e anche meno posti di lavoro

17 maggio 2020
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OLBIA. Via la polvere dai tavolini – rigorosamente distanziati due metri l’uno dall’altro – e bottiglie di alcolici e bevande in bella vista sulle mensole. Questione di ore, lunedì mattina anche bar e locali olbiesi torneranno ad accogliere i clienti senza i compromessi del delivery e della vendita con asporto. Ma nessuna aria di festa. Tutt’altro. Lo dicono all’unisono i titolari, spazientiti per la poca chiarezza delle comunicazioni istituzionali e spaesati per la mancanza di linee guida appropriate. Il risultato alla fine sarà questo: ciascuno si organizzerà al meglio secondo i propri spazi nel locale e le proprie esigenze. Insomma, sarà il caos, almeno all’inizio, ma per ora prevale la voglia di riaprire e riaccendere le luci della movida, sempre mantenendo le dovute cautele e le necessarie limitazioni.

«Stiamo seguendo semplicemente la logica», fa spallucce Stefano Belloni, uno dei titolari del caffè Bellavista sul viale Principe Umberto e della Dolce vita in viale Vittorio Veneto, sorpreso con il metro in mano a misurare spazi e distanze tra i tavoli. La lamentela diffusa tra rappresentanti di bar e locali è l’assenza di una regolamentazione certa, l’unica guida è quella rilasciata dall’Inail, che però sembra non tenere conto delle particolarità di ogni singola attività. «Apriamo, sì, ma non sapere come muoversi lascia un po’ perplessi. I tavolini sono già distanziati ma come faccio a sapere e controllare che chi si siede sia realmente congiunto o convivente?». Per questo, spiega Stefano, «passo da giornate di grande ottimismo ad altre di sconforto. L'obbiettivo è di salvare il posto di lavoro nostri dipendenti».

I fratelli Chirigu titolari dello storico caffè Muzzetto, nel corso Umberto, servono le persone da dietro un tavolo messo all’ingresso. Non ci sono più i tanti studenti che facevano avanti e indietro tra caffè e sale di biblioteca. «Sarà difficile vedere un po’ di gente», ammette Luca – abbiamo già portato via alcuni tavolini, saranno ridotti di molto rispetto a prima». Intanto i clienti entrano nel bar, qualcuno porta via due caffè, altri un cornetto con tanto di busta spillata.

Emilio Rocchino si è mantenuto attivo durante il lockdown. Il barman di Spirits boutique in via Cavour e Spritz and tonic in via Olbia ha raddoppiato, in controtendenza, la sua presenza social, e già da marzo ha proposto l’iniziativa (inedita in città) dell’aperitivo a domicilio. I suoi locali dedicati ai drink contano pochi metri quadrati. «Da trenta posti totali passerò a dodici», conferma le difficoltà a seguire le sole direttive dell’Inail, e il pensiero va ai dipendenti: «Quattro, e quest’anno avrei dovuto aggiungere cinque persone ma non sarà possibile». Le idee non si sono fermate: come quella di un voucher da regalare e utilizzare durante la riapertura, con una percentuale da donare all’ospedale di Olbia; come quella di un food-track per servire cocktail all’aria aperta.

«Riaprire in questo momento significa introiti ridotti a meno della metà, mentre le spese sono rimaste e rimangono quelle di sempre». Anche per questo, pochi metri più avanti, davanti alla piazza Regina Margherita, il Mint julep continua le operazioni di sanificazione ma lunedì non riaprirà. «Forse la prima settimana di giugno – spiega il titolare del locale e barman Marco Pistone –. Con le regole attuali non riusciremmo a rientrare con i costi», anche la sua attività è piccola e conta su poche sedute. Secondo le restrizioni arriverebbe ad appena tre all’interno e poche di più fuori. «E la gente continua ancora ad aver paura di uscire di casa, allora preferisco aspettare ancora un po’ e spero anche in un segnale incoraggiante da parte dell’amministrazione comunale».

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