La Nuova Sardegna

Olbia

Buddusò prega e canta “su rosariu in saldu”

Buddusò prega e canta “su rosariu in saldu”

Cinque luoghi del paese hanno ospitato “sas pregadorias” dedicate alla Madonna Maria Soberana

26 giugno 2020
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BUDDUSÒ. La Sardegna è una terra in cui la preghiera, e in particolare quella tradizionale, gioca un ruolo importante nella vita sociale delle comunità locali, tanto nei piccoli paesi quanto nei principali centri urbani. Ben lungi dall’essere residui del passato “sas pregadorias in sardu” che posseggono una profondità storica in parte documentabile, costituiscono una espressione del vivere contemporaneo e in esse si riconoscono trasversalmente diverse generazioni. A Buddusò l’antica preghiera della tradizione locale, ha rivissuto per un mese grazie a un laboratorio che ieri è arrivato alla suaconclusione.

“Su rosariu in saldu... cantadu in uddusoinu” è stato recitato in paese in cinque luoghi religiosi diversi: nel piazzale antistante la chiesa di San Quirico, in piazza Barore Tuccone, a sant’Ambrogio, alla Madonnina e infine nell’ampio spazio antistante la statua di santa Rita.

Preghiere devozionali semplici, ma accorate. Senza nessun accompagnamento strumentale, ma con voce squillante e rosario alla mano, bambini e bambine, giovani e meno giovani hanno intonato a gran voce il canto religioso “in uddusoinu” e lo hanno dedicato alla Madonna Maria Soberana.

È stato come fare un salto nel passato, quando le madri e nonne nel mese di maggio, come popolo di Dio, esprimevano con particolare intensità il loro amore e la loro devozione alla Vergine Maria.

Quest’anno la pandemia ha vietato qualsiasi tipo di assembramento ma a giugno appena finito il lockdown l’antica tradizione si è rinnovata. In tanti hanno pregato, cantato e recitato litanie in un latino maccheronico, la preghiera del rosario “in uddusoinu”.

Una preghiera quella del rosario che vanta una antica tradizione propria di ogni paese, che pian piano, se non salvaguardata, rischia di entrare nel dimenticatoio, cosa che non è successa a Buddusò.

Nel ringraziare tutti i partecipanti che hanno reso possibile la realizzazione del laboratorio, gli organizzatori rinnovano l’augurio per l’anno prossimo: «Chin tottu sas grascias e… ateros annos menzus”



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