La Nuova Sardegna

Olbia

Fallimenti, la Procura punta il suo faro

di Tiziana Simula
Fallimenti, la Procura punta il suo faro

Il pool del pm Capasso indaga sulla gestione di vari casi. Cipnes-Docche, sotto esame le condizioni imposte dall’ente 

05 luglio 2020
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OLBIA. L’inchiesta sul Geovillage che vede indagati con l’ipotesi di reato di turbativa d’asta Gavino Docche (a cui viene contestata anche la bancarotta fraudolenta), il figlio Fabio, il direttore del Cipnes Aldo Carta e il curatore fallimentare Giancarlo Fenu, non è che la punta dell’iceberg. Sotto i riflettori della Procura, c’è la gestione di diversi fallimenti e vendite giudiziarie sospette avvenute negli ultimi anni in Gallura. Il procuratore Gregorio Capasso e il pool di magistrati di cui fanno parte i sostituti Luciano Tarditi e Nadia La Femina, che si occupano nello specifico dei reati finanziari, stanno verificando parecchi casi. Inchieste che mirano ad accertare se ci sia stata una gestione corretta o meno delle procedure fallimentari. E tra i casi ritenuti sospetti, spicca il Geovillage – complesso ricettivo, sportivo e di benessere, costruito nella zona industriale – la cui società di gestione Sviluppo Olbia spa di Gavino Docche, era stata dichiarata fallita dal tribunale di Tempio nel 2016. Un impero valutato 60 milioni di euro, la cui asta fallimentare andò deserta. Attraverso un concordato in continuità, l’intera struttura ha proseguito la propria attività con la Real Effegì srl, di cui è presidente Fabio Docche, figlio del patron Gavino, a cui il tribunale ha affidato la gestione in virtù del diritto di prelazione. Giovedì sono scattate le perquisizioni disposte dalla Procura ed eseguite dalla guardia di finanza di Olbia e di Tempio al Geovillage, negli uffici del Consorzio industriale e nello studio di Tempio del curatore fallimentare Giancarlo Fenu. I finanzieri hanno sequestrato documentazione e file relativi alla procedura fallimentare, ora al vaglio del pool di magistrati e dei consulenti della Procura. L’attenzione è rivolta in particolare a un accordo stipulato tra la curatela e il Cipnes, sentito il comitato dei creditori, nel quale il Cipnes, cercava di tutelare oltre ai crediti vantati nei confronti del fallimento, anche la finalità originaria di pubblica utilità enunciata nella vendita dei terreni a Sviluppo Olbia. Ovvero i futuri acquirenti avrebbero dovuto mantenere l’attività di impresa esistente. Un accordo nel quale il Cipnes esercitava le sue prerogative alla luce di una sentenza del Tar. Condizione che, però, per gli inquirenti potrebbe aver influito nel regolare svolgimento della vendita all’asta. Accertamenti anche sull’affidamento della gestione alla Real Effegi, e sul reale assetto societario dei soggetti che hanno manifestato interesse all’acquisto. In attesa di avere accesso agli atti e capire meglio le contestazioni mosse ai loro assistiti, i difensori dei quattro indagati – gli avvocati Pietro Carzedda e Paolo Spano per i Docche, Marzio Altana per Aldo Carta e Giuseppe Macciotta per Fenu – non rilasciano nessuna dichiarazione e si preparano alle mosse difensive.

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