La Nuova Sardegna

Olbia

Calano le iscrizioni all’università «Prima il lavoro»

di Giuseppe Pulina
Calano le iscrizioni all’università «Prima il lavoro»

Anche tra i maturi degli istituti superiori cittadini si afferma una tendenza in linea con quella nazionale

08 luglio 2020
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TEMPIO . Meno iscritti all’università anche a Tempio e in Gallura. Il dato nazionale, sventolato con preoccupazione dalle principali testate giornalistiche che si occupano della scuola, sarebbe addirittura pari al 20%. A tanto ammonterebbe il calo di iscrizioni agli atenei da parte degli studenti che si sono diplomati di recente. Non è un evento eccezionale: il calo progressivo delle immatricolazioni è una tendenza in corso da anni. A renderlo significativo e allarmante è il numero che si fa sempre più alto.

Il dato nazionale, al quale si potrebbe sommare anche quello del precoce abbandono della carriera universitaria, trova facile conferma nelle periferie del sistema. Tempio e la Gallura sembrano in linea con la tendenza generale che sta tenendo in apprensione i vertici del ministero dell’Università e della Ricerca. Gli insegnanti o i dirigenti scolastici che, in Gallura e nel nord dell’isola, hanno fatto da commissari o da presidenti in occasione dell’ultimo esame di Stato confermano. L’idea è che i licei sarebbero ancora in grado di resistere, mentre l’università risulterebbe essere sempre meno attraente per gli studenti di tecnici e professionali. Eppure qualche crepa, piccola ma forse da non sottovalutare, si sta aprendo anche nel mondo dei licei, dove la quasi totalità degli studenti che hanno superato l’esame dichiara di voler completare gli studi all’università. Le eccezioni crescono però significativamente di numero. «Nei licei c’è una sostanziale tenuta», afferma Carmela Canzonieri, docente di Luras presidente di commissione in un liceo pedagogico. Altra esperienza, fatta in altra scuola, è stata quella di Gianpaolo Sanna, docente tempiese presidente in un Tecnico per geometri: «Ho constatato che molti non andranno all’università e che nemmeno intendono esercitare la professione verso la quale dovrebbe indirizzarli il corso di studi seguito, e quando poi optano per l'università fanno scelte sorprendenti». Un’analisi simile a quella di Gianni Tamponi, docente del “Ferracciu” con una pluriennale esperienza di presidente. Quest’anno ha coordinato i lavori di una commissione di un istituto alberghiero ad Alghero: «All’università hanno dichiarato di volerci andare in pochissimi, un 10% suppergiù, mentre quasi tutti vorrebbero fare esperienza all’estero per poi tornare in Sardegna e aprire un’attività in proprio».

La creatività, comunque, non manca, come hanno dimostrato gli studenti che alla fatidica domanda del presidente su ciò che intenderebbero fare da grandi (un classico da fine esame) hanno risposto dicendo che aspirano a diventare medici senza frontiere, cineasti, esperti di diritto internazionale, ma anche parrucchieri, insegnanti e infermieri. Le ragioni che potrebbero scoraggiare la scelta dell’università sono diverse. Tomaso Panu, uno degli studenti tempiesi diplomatosi con il massimo dei voti, ha in proposito le idee molto chiare: «Ci sono motivi economici, innanzitutto, oggi ancor più evidenti a causa della crisi, ma c’è anche l’urgenza di entrare nel mondo del lavoro il prima possibile, guadagnare tempo e possibilmente denaro e sicurezza sociale, e non trascurerei nemmeno la psicosi generale del contagio che spinge a scegliere sedi universitarie vicine, limitando di fatto le scelte che diventano in questo modo meno attraenti». Non è un caso che ci sia un ritorno di fiamma per gli atenei dell’isola, vicini a casa e meno costosi.

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