La Nuova Sardegna

Olbia

Devastato dalle fiamme il magazzino “Laconi”

di Tiziana Simula
Devastato dalle fiamme il magazzino “Laconi”

Il rogo nel deposito di bibite e liquori forse provocato da un cortocircuito  I vigili del fuoco hanno lavorato per diverse ore con tutti i mezzi a disposizione

09 luglio 2020
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OLBIA. «Rovinato sono. Rovinato...» Guarda disperato verso quel fumo denso e nerissimo che si solleva prepotente dal tetto del capannone di zona industriale, offuscando il cielo, Antonio Maria Laconi, titolare della “Bibite Laconi”, storica azienda di Olbia a conduzione familiare dove lavorano anche i suoi tre figli, che distribuisce bibite, alcolici e alimentari ad alberghi, ristoranti e bar di tutta la Gallura. Intorno a lui, dipendenti, amici e lavoratori delle attività vicine, tutti accorsi nel grande piazzale dell’azienda, in via Tanzania, in zona industriale, appena è scoppiato quell’inferno di fuoco.

Erano circa le 19,30 quando è divampato un incendio. Cosa sia accaduto all’interno del capannone, lo stabiliranno con certezza i vigili del fuoco che per ore e con una grande mobilitazione di uomini e mezzi, hanno lavorato per spegnere le fiamme. Insieme a loro, polizia e carabinieri. Ma ieri si parlava insistentemente di un condizionatore malfunzionante che si trovava negli uffici. Potrebbe essere partito da lì, l’incendio. Da un cortocircuito all’impianto di condizionamento che poi si è sviluppato velocemente anche perché in azienda non c’era più nessuno, lavoratori e titolari erano andati via poco prima.

La chiusura è alle 19. E anche ieri, a quell’ora, il cancello era chiuso. Ma improvvisamente dallo stabilimento ha cominciato a sollevarsi una colonna di fumo, sempre più alta e sempre più estesa, visibile da tutta la zona industriale. E sono stati proprio alcuni lavoratori delle aziende vicine ad accorgersi di quello che stava accadendo. Hanno saltato il cancello, hanno afferrato la manichetta dell’antincendio e hanno cominciato a spegnere le fiamme, mentre allertavano i soccorsi e chiamavano l’anziano titolare dell’attività e i suoi tre figli, Davide, Massimiliano e Nadia.

Nel settore 5 della zona industriale hanno cominciato ad arrivare i primi mezzi antincendio dei vigili del fuoco del distaccamento della Basa. I carabinieri e gli uomini del commissariato. Alcuni vigili del fuoco, hanno sfondato un ingresso e sono entrati all’interno, mentre gli altri colleghi lavoravano dall’esterno. Ma il fumo e le fiamme sono diventate sempre più prepotenti, alimentate dal catrame di cui è ricoperto il tetto e dai pallet di liquori e degli altri prodotti che si trovavano all’interno. Sono arrivati i rinforzi: l’autoscala che è intervenuta dall’alto, e diversi altri mezzi antincendio arrivati dall’aeroporto e dai comuni vicini.

Antonio Maria Laconi e la moglie, seduti su un pallet, guardavano disperati e muti la scena apocalittica, nella speranza che quel disastro finisse al più presto. In quei 4mila metri quadri, c’è il lavoro di una vita. C’è una storia. Il futuro dei suoi tre figli che lavorano attivamente nell’azienda di famiglia. E c’è il destino di tante famiglie che da quel lavoro ci campano: una quarantina d’estate i dipendenti della Bibite Laconi. In tanti sono accorsi in azienda appena hanno saputo quello che stava succedendo. Increduli e con le lacrime agli occhi, incoraggiavano i titolari disperati. «Rovinato sono...», ripete in gallurese, il titolare. «No, non dica così. Noi ci siamo», lo consolavano le dipendenti.

I vigili del fuoco hanno lavorato fino a notte fonda per mettere in sicurezza l’ambiente. Ora si dovranno accertare le cause dell’incendio e quantificare i danni.

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