La Nuova Sardegna

Olbia

Il vescovo scrive ai fedeli e fa il bilancio di 14 anni

di Angelo Mavuli
Il vescovo scrive ai fedeli e fa il bilancio di 14 anni

Lettera pastorale di monsignor Sanguinetti in distribuzione nelle chiese Le ipotesi sull’addio o la riconferma dopo le previste dimissioni per limiti di età

10 luglio 2020
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TEMPIO. Una lettera pastorale con il bilancio di 14 anni alla guida della diocesi Tempio-Ampurias, che secondo alcune ipotesi potrebbe essere il documento di fine mandato del vescovo Sebastiano Sanguinetti. Con un comunicato, inatteso dai fedeli ma sicuramente noto almeno nelle sue linee generali al clero e ai collaboratori laici più stretti, il vescovo, da 14 anni vescovo della diocesi Tempio-Ampurias, annuncia la pubblicazione e la consegna ai fedeli nei prossimi giorni di una Lettera pastorale nella quale, come lui stesso ha detto ieri mattina in un videomessaggio, fa la sintesi di 14 anni del suo ministero episcopale. La lettera verrà consegnata ai fedeli che ne faranno richiesta forse già da oggi nelle chiese. Porta la data del 13 maggio, festa della Madonna di Fatima e ha come titolo “Dio si prende cura del suo gregge”.

Al di là delle profonde riflessioni teologiche che il vescovo ha appena accennato ieri, la lettera pastorale ha dato anche la stura a una serie di ipotesi sul proseguo della sua permanenza o meno alla guida della diocesi. Ipotesi che monsignor Sanguinetti non ha, ovviamente, argomentato ieri, lasciando a ogni fedele di fare le proprie supposizioni. Intanto, è certo che, così come le norme ecclesiastiche prevedono, monsignor Sanguinetti al compimento del suo 75esimo compleanno (è nato a Lula il 29 marzo del 1945), rassegni al Papa le sue dimissioni. Non è detto però che le stesse vengano accolte da Papa Francesco che, sulla base delle norme del diritto canonico, potrebbe prolungare la permanenza nella diocesi di monsignor Sanguinetti per altri due anni. Ipotesi auspicata con molto favore dal clero e dai fedeli che sempre hanno intravisto nel vescovo una persona vicina e partecipe ai momenti di gioia e di dolore della comunità. Ancora impresse nella mente della città, per esempio, le immagini del vescovo che il 22 marzo allo scoppio della pandemia di coronavirus, in solitudine, assieme solo al parroco della cattedrale, monsignor Giovanni Maria Pittorru (deceduto qualche mese dopo per una grave malattia), si era recato ai piedi della statua della Madonna della Neve sul Monte Limbara per implorare protezione. Apprezzata molto anche, durante il lockdown, la sua puntuale celebrazione della messa domenicale, in una cattedrale off-limits ai fedeli, che potevano seguire il rito solo attraverso le immagini televisive. Diverse le riflessioni che il vescovo ieri ha fatto sul suo lavoro, auspicando che la Lettera pastorale possa essere di guida nel percorso spirituale di ognuno.



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